La partita di Cateno | e il rapporto tra le Istituzioni - Live Sicilia

La partita di Cateno | e il rapporto tra le Istituzioni

Il sindaco ha profuso grande impegno. Ma a modo suo. E adesso anche gli amici storcono il naso.

Il commento
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L’ultima puntata della partita tra Cateno De Luca e il governo nazionale è andata in scena in queste ore. Il vulcanico sindaco della città dello Stretto aveva varato un’ordinanza che sostanzialmente impediva l’accesso a chi non si registrava a un sito del Comune. Il governo, su parere del Consiglio di Stato, l’ha annullata. Quello stesso governo che ha denunciato all’autorità giudiziaria il sindaco per il suo turpiloquio contro il Viminale in una delle sue tante plateali esternazioni. De Luca non lo scopriamo certo adesso. Cateno ha da sempre fatto dell’eccesso, della teatralità populista, della provocazione, la cifra della sua azione politica. E il sindaco di Messina non ha perso tempo per trasformare l’emergenza della pandemia in un palcoscenico permanente in cui scatenarsi con le sue trovate, dagli improperi ai droni con la sua voce passando per le “occupazioni” e via discorrendo. Questo con tutte le contraddizioni del caso: come la campagna sul “no pasaran” per i viaggiatori a cui poi è seguita l’occupazione dell’albergo dove gli stessi sventurati erano finiti dopo ore di odissea al grido di “liberate questi disperati”. Di certo, non si può criticare il primo cittadino per scarso impegno, e la sua personale interpretazione “scatenata” del ruolo probabilmente non dispiace a molti suoi concittadini. Resta però da capire se l’istrionismo può essere davvero la risposta a un momento talmente complesso e drammatico.

Sia chiaro, Cateno non è certo l’unico politico che ha tentato di sfruttare al meglio la visibilità offerta dal momento: da Giuseppe Conte allo stesso Nello Musumeci, ognuno con il proprio stile e le proprie inclinazioni, tutti hanno legittimato cercato di incrementare la propria popolarità in queste complesse settimane. Persino un posato signore come Musumeci non ha rinunciato ai siparietti teatrali come quello che lo ha visto in Tv esibirsi nello show della mascherina. Ma malgrado alcune uscite polemiche (alcune forse discutibili), Palazzo d’Orleans ha tentato, con alterne fortune, di mantenere una linea di collaborazione istituzionale con Roma, una collaborazione quanto mai opportuna e necessaria in questa fase straordinaria. A Messina è andata in un altro modo. Va anche detto, però, che essere sindaco della città porta della “invasione” del virus che è esploso in continente non è un ruolo facile e questo va riconosciuto senza ipocrisie, così come va riconosciuta la sollecitudine dell’amministrazione messinese nell’affrontare l’emergenza economica soprattutto delle fase più deboli.

Nei giorni scorsi, quando il ministro Lamorgese ha denunciato il sindaco, pezzi messinesi di Forza Italia si sono schierati dalla sua. Ma dallo steso partito Renato Schifani, già seconda carica dello Stato, in quella circostanza richiamò tutti a un maggiore senso istituzionale. E ieri sera anche l’alleato politico di Cateno Gianfranco Micciché non ha potuto fare a meno di inviare un comunicato in cui sosteneva che “sarebbe opportuno che i rappresentanti delle Istituzioni evitassero di alzare i toni”, pur comprendendo “la lotta intransigente” di De Luca contro il Covid-19. Insomma, un conto è la dialettica tra i diversi livelli territoriali delle Istituzioni, un altro è il caos. Ciò non vuol dire certo che le Istituzioni siano una caserma in cui autonomie ed enti locali non possano criticare lo Stato. Ma al contempo, di quella caserma che non si vuole diventino le citate Istituzioni, sarebbe opportuno per lo meno bandire il linguaggio, tanto per cominciare.

 

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