La politica muore di tattica| Tanti calcoli e poca visione - Live Sicilia

La politica muore di tattica| Tanti calcoli e poca visione

Commenti

    Dieci e lode!
    Siamo schifiati.

    Salvini ha messo nel sacco i 5S: i suoi obiettivi diventano l’abolizione del reddito di cittadinanza, l’autonomia delle regioni del nord, la riforma della giustizia a misura dei guai della Lega.
    DiMaio c’e’ cascato nonostante mille avvertimenti. Ora il rischio è che la Lega Nord prenda voti ovunque, anche al Sud, alleandosi con il vecchio.

    Amara realtà, Salvini come è ovvio ha sfruttato per fini personali i poveri allocchi sudisti che hanno stupidamente creduto all’affabulatore di turno. Alla fine è un disco rotto, suona sgradevolmente sempre la stessa musica. Promesse per il riscatto del Sud, mi viene da piangere, dietro il falso buonismo diretto si nasconde l’odio verso il sud piagnone, mafioso, puzzolente! Con la autonomia differenziata delle regioni del nord creerà la vera secessione tanto voluta dal Bossi e dai suoi amici imprenditori e banchieri del nord. Il Sud sarà polverizzato e ridotto alla fame. La cosa peggiore è che Nello Musumeci non ha compreso la gravità della faccenda.
    Per il riscatto della Sicilia per la salvaguardia dei siciliani, per i nostri figli, per i nostri anziani:”fuori i leghisti dal Sud”. Non ci faremo fagocitare dal cancro leghista.
    Da ex militante di dx, voterò per i 5 Stelle, riconoscendo in loro la garanzia di unità di questo Paese chiamato italietta!!!!

    Così è se vi pare!

    ma dai ci sono veramente persone che davvero hanno bisogno dek reddito di cittadinanza per vivere, ma molti no, e comunque diciamo “regalare” i soldi lo farei al massimo per 2 o 3 mesi, il tempo che i comuni predispongano dei progetti tipo e chi percepisce denaro in cambio deve dare qualcosa in forza lavorativa, non si regalano soldi perchè tu sei simpatico e un altro no etc etc. Appunto Lega Nord si allea con il Vecchio piu’ o meno come hanno fatto i Notabili siciliani con la “riunificazione d’italia”, è cambiato il re ma la condizione del popolo è addirittura peggiorata, quella dei ricchi e dei notabili NO.

    LA MADRE TERRA DI SICILIA DA TUTELARE E SALVAGUARDARE- La Sicilia sotto gli Svevi subì il regno breve e spietato di Enrico VI (1194-1197). Mentre il figlio Federico II Imperatore successore (a 2 anni, fatto crescere a Palermo da sua madre Costanza D’Altavilla), fece della Sicilia la sede preferita quale centro del suo immenso dominio continuando la tradizione normanna costruttiva, promuovendo gli studi e la cultura, sia scientifica che culturale, fino al 1249, in quanto morì nel 1250 a 55 anni. Cenni storici successivi della Sicilia dal 1860 in poi, verificabili presso l’Archivio Storico di Palermo. L’Italia nasce in Sicilia nel 1860 e cresce fino al termine della seconda guerra mondiale nel 1945. Rinasce nel 1948 e ricresce grazie alle risorse naturali ed umane della Sicilia fino a tutto oggi. Nel 1820 la Sicilia passa sotto il regno del Re Carlo di Borbone che promosse una certa azione riformatrice nel tentativo di sollevare le condizioni del proprio regno. Ma con i suoi successori, per tutta la durata del regime borbonico le condizioni del regno in specie in Sicilia furono ben lontane dal rappresentare un modello di civile progresso funzionale e produttivo. I siciliani più volte insorsero inutilmente in armi, rivendicando libertà ed indipendenza. La reazione borbonica fu sempre devastante. Dopo il 1848 i responsabili dirigenti siciliani abbandonarono il programma indipendentista ed erroneamente, si sono orientati verso la politica pseudo unitaria del Re V. Emanuele II e del Conte C.B. di Cavour & C.. E sotto questa strana “insegna unitaria” avvenne la spedizione dei Mille di certo Garibaldi (detto l’eroe dei due mondi, con molti e seri dubbi). Grandi furono le illusioni, incantesimi e le speranze suscitate da questa impresa nel popolo siciliano, in particolare tra i contadini, che si aspettavano la realizzazione di un loro secolare sogno, il possesso della terra, ma altrettanto grandi sono state le delusioni consequenziali. La Sicilia con la rivoluzione Unitaria del 1860, pur avendo conseguito un risultato importante legando il proprio destino a quello dell’Italia, restavano insoluti gli storici problemi sociali, economici, civili e culturali. Di fatto, non è stato mai facile dare un assetto unitario corretto e risolutivo ad un Paese come l’Italia in preda a fieri contrasti che l’hanno divisa in numerosi Stati, favorendo il radicarsi di usi, costumi e interessi di parte non facilmente unibili, fermo restando che la via scelta dalla classe dominante per risolvere le varie problematiche sociali non fu la migliore, sia per il Mezzogiorno che per la Sicilia in particolare. L’unificazione specifica era gravemente condizionata da un rilevante squilibrio socio-economico tra Nord e Sud, di fatto mai risolto dalle azioni dei governi successivi che hanno amministrato la cosa pubblica nazionale (con la complicità di quella regionale, provinciale e comunale), totalmente assenti e/o incapaci. E gli ultimi 159 anni sono passati invano, e passi sulla via del progresso se ne sono stati fatti pochi, e il relativo ritmo di questo pseudo progresso risulta il più lento di quello che si è verificato in Italia centro-settentrionale. Dopo la seconda guerra mondiale, nel 1946, i siciliani avendo subito danni indicibili, pur avendo a maggioranza assoluta detto “NO” alla Repubblica, tramite regolare referendum popolare, deviando provvisoriamente di comodo, verso la monarchia da bocciare, il nuovo Stato repubblicano e democratico, volendo apparire riparatore ad una storica ingiustizia ha concesso alla Sicilia una sorta di Autonomia ingannevole e illudente, mirata a rendere i siciliani finalmente responsabili del loro destino civile e socio-economico produttivo mai goduto. Fermo restando, che qualsiasi scelta amministrativa dei siciliani è soggetta all’approvazione definitiva del Commissario di Stato. Decorsi 71 anni dalla Costituzione della Repubblica Italiana del 1948, ai siciliani, in preda ad un governo creato da un grillo parlante nella veste di Garibaldi II, non resta altro che unirsi nel VOLERE/POTERE al fine di difendere, potenziare e usare con successo l’istituto del proprio legittimo sistema governativo che rende giustizia alla Sicilia, che necessariamente devono applicare correttamente alla loro economia, importanti prospettive di progresso generale, da modificare e innovare continuamente, previa propria condivisione e approvazione a maggioranza assoluta di relativi programmi e progetti. In mancanza e/o in omissione di questi importanti interventi sociali e civili, i siciliani sono destinati a restare remissivi e parte lesa, vita natural durante.

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