E’ l’ennesimo colpo di scena. Massimo Ciancimino racconta ai magistrati di Palermo che la settimana scorsa gli è stato recapitato un pacco bomba con dei candelotti di dinamite. Gli artificieri si precipitano in casa Ciancimino, in una strada del centro città, e trovano l’esplosivo. Era in giardino dove il figlio dell’ex sindaco di Palermo lo ha nascosto dopo averlo bagnato per disinnescarlo. Il pacco era accompagnato da un biglietto pieno di ingiurie. Un invito esplicito a stoppare la sua collaborazione con i magistrati. Ciancimino jr si è limitato a bagnare i candelotti. Niente denuncia per evitare di allarmare, ancor di più, i familiari.
Un colpo di scena che aggiunge tensione ad un interrogatorio già sofferto. Ciancimino jr, in lacrime, nega di avere falsificato il documento. La sovrapposizione del nome dell’ex capo della polizia, Gianni De Gennaro, non è opera sua. Si è limitato a consegnare il documento così come lo ha ritrovato fra le tante, troppe carte dello sterminato archivio del padre. “Non saprei neppure da dove cominciare per falsificare un documento – dice ai pm il dichiarante, la cui credibilità è ormai crollata -. Non fare mai un torto a voi magistrati di Palermo”. Di fronte ci sono il procuratore aggiunto Antonio Ingroia e il sostituto Antonino Di Matteo. Gli stessi pm che hanno chiesto il fermo di Ciancimino jr. Domani i giudici di Parma decideranno se e quale misura cautelare applicargli.