PALERMO – La Regione le ha finanziate, ma quelle opere a Palermo non vedranno mai la luce. Vuoi perché Palazzo delle Aquile le ha depennate dal Piano triennale delle opere pubbliche, vuoi perché l’amministrazione dice di avere altri progetti, vuoi perché i tempi sarebbero assai ristretti. Una sola cosa è certa: due progetti da otto milioni di euro in totale, per riqualificare l’ex Chimica Arenella, resteranno solo sulla carta. Malgrado i soldi spesi in tanti anni e quelli promessi dalla Regione.
Ma andiamo con ordine. Nel corso dello scorso decennio l’amministrazione Cammarata ha messo su alcuni progetti per il recupero del manufatto industriale, dividendoli in lotti: se alcuni sono stati completati, specie quelli per la riqualificazione del lato mare, altri (quelli a monte) sono rimasti un’incompiuta. Si tratta del terzo stralcio per la Fiera delle idee e del primo per la Stecca commerciale: i capannoni, in poche parole, avrebbero dovuto ospitare un’esposizione e delle botteghe all’interno di un’operazione complessiva di recupero.
Come detto, però, si tratta di due progetti definitivi a cui mancava solo il finanziamento, arrivato per l’appunto quest’anno con la Regione che ha sbloccato svariati milioni di euro di fondi europei della programmazione 2007-2013, così da poter far scorrere la graduatoria. E in questa ci sono proprio i due progetti per l’ex Chimica Arenella. Peccato, però, che l’amministrazione comunale quei due progetti non li voglia proprio realizzare, tanto da averli levati dal Piano triennale delle opere pubbliche approvato nell’ultimo bilancio (in cui ci sono invece tutte quelle che l’amministrazione può portare a termine). In quell’occasione decine di opere furono cassate per snellire l’elenco, e così anche quei due progetti sono finiti nel cestino.
Nessuno poteva immaginare che la Regione, da lì a poco, li avrebbe ripescati. “Questi due progetti sono stati stralciati dal piano triennale perché non li abbiamo condivisi e rispetto ai quali avremmo voluto fare altro in quell’area – spiega l’assessore Tullio Giuffré – non c’era un progetto che fosse in grado di riqualificare l’impianto e insieme ad esso le due borgate, ovvero Vergine Maria e Arenella”. Ma secondo l’assessore a impedire di realizzarli c’è anche il fattore tempo: i cantieri andrebbero aperti e chiusi nel giro di un anno, visto che le opere andrebbero rendicontate a dicembre 2015. “Ma deve rendicontarle la Regione – continua – che quindi ce le chiederebbe ultimate almeno due o tre mesi prima. Se ci avessero detto un anno che fa che erano quasi pronti i fondi, si poteva fare anche una diversa valutazione”.
L’iter prevede infatti che i progetti diventino esecutivi, che si faccia la gara, si ottengano le autorizzazioni necessarie e si completino i lavori, senza intoppi, tanto da poter poi rendicontare tutto all’Ue. Troppo poco il tempo a disposizione, secondo l’assessore. Insomma, la Regione doveva pensarci prima e adesso dovrà restituire tutto: dal 2016 entra in vigore la programmazione 2014-2020, tutto quello che non è stato realizzato torna al mittente.
“La realtà è un’altra – attacca il capogruppo di Forza Italia, Giulio Tantillo – hanno tolto quei progetti dal Piano non sapendo che i soldi sarebbero arrivati. Le opere andavano lasciate, nessuno ha spiegato le motivazioni di queste scelte in consiglio comunale. Chiederò al presidente della commissione Urbanistica Alberto Mangano e al presidente del consiglio Salvatore Orlando l’audizione in aula dell’assessore, quello che è successo è un fatto gravissimo. Si tratta di progetti definitivi per i quali sono stati spesi dei soldi dei contribuenti, chiederemo spiegazioni e vorremo sapere chi ha preso questa decisione. Questa vicenda conferma come la giunta navighi a vista”.
E dire che il progetto della Fiera delle idee, pensata come una vetrina permanente per le produzioni a carattere innovativo, era compreso addirittura nel dossier di candidatura di Palermo a capitale europea della cultura di meno di sei mesi fa. Un intervento inserito in un’opera ben più grande che contemplava percorsi pedonali e piazzole a verde, panchine, terrazzi e parcheggi, oltre al recupero degli immobili su una superficie di 24mila metri quadrati, tutti inseriti nel Pit (Palermo capitale dell’Euromediterraneo). Progetti che all’allora sindaco Cammarata non portarono tanto bene: fu condannato dalla Corte dei Conti, infatti, a risarcire il Comune di 200mila euro per averli affidati a consulenti esterni (insieme a Federico Lazzaro, condannato a 100mila) insieme ad altri sui mercati. Le consulenze per l’ex Chimica costarono 259mila euro.