La revoca di Pellicanò e Cantaro |Digos all'assessorato alla Sanità e a Palazzo d'Orléans - Live Sicilia

La revoca di Pellicanò e Cantaro |Digos all’assessorato alla Sanità e a Palazzo d’Orléans

La Procura etnea ha aperto un fascicolo. Acquisiti gli atti che hanno portato alla nomina e poi alla rimozione di Angelo Pellicanò e Paolo Cantaro (SCHEDA). Crocetta: "Stiamo rispettando la legge".

PALERMO – La Procura di Catania ha aperto un’inchiesta conoscitiva sulla revoca delle nomine di due manager, Angelo Pellicanò e Paolo Cantaro, ai vertici delle aziende sanitarie Cannizzaro e Policlinico. Erano stati nominati tra i diciassette nuovi manager della Sanità siciliana. Qualche giorno fa, il presidente della Regione Rosario Crocetta ha avviato la procedura di revoca degli incarichi perché in contrasto con un nuovo decreto ministeriale, una sorta di “blocca-nomine” per i pensionati. Il fascicolo, di cui è titolare il sostituto procuratore Angelo Busacca, è stato aperto dopo la denuncia di un’associazione di consumatori e al momento è conoscitivo e non ipotizza alcun reato. Adesso, la revoca dell’incarico ai due (quasi ex) direttori generali del Cannizzaro e del Policlinico di Catania ha portato la Digos ad acquisire i documenti. Il governatore Rosario Crocetta dice: “Stiamo rispettando la legge e abbiamo un parere dell’Avvocatura dello Stato”.

Gli agenti si sono presentati sia all’assessorato regionale alla Sanità che alla presidenza della Regione: in piazza Ottavio Ziino, la Digos ha chiesto di visionare i documenti relativi alle nomine e una copia del decreto ministeriale sull’incompatibilità per gli incarichi ai pensionati, mentre a Palazzo d’Orléans gli occhi degli investigatori si sono concentrati sul verbale della giunta di governo che lo scorso 7 agosto, appunto, ha avviato il procedimento di revoca per i due manager degli ospedali catanesi.

Una decisione che il governo (Rosario Crocetta e Lucia Borsellino nello specifico) ha preso dopo una lunga trafila. Prima il ritardo sulla firma del contratto ai due manager, accompagnata dalla richiesta di vari pareri – ufficio legale della Regione, ministero della Funzione Pubblica e, infine Avvocatura dello Stato – che si è conclusa con l’ultimo (quello, appunto, dell’Avvocatura) che invitava il governo a non firmare. Perché anche se è vero che le nomine erano state fatte prima che il decreto ministeriale mettesse fine alla possibilità di dare incarichi a personale in quiescenza, la stipula effettiva del contratto sarebbe stata fatta a decreto già arrivato.

Proprio Crocetta, infatti, pochi giorni dopo le polemiche si era giustificato con una lunga nota: “È singolare – ha scritto il governatore – che la vicenda dei manager del Policlinico e del Cannizzaro di Catania venga vista come un ‘affaire’ legato allo scontro politico tra le correnti del Pd. La scelta di Cantaro è stata fatta all’interno di una terna di nomi proposta dal rettorato di Catania e quella di Pellicanò sulla base di una proposta dell’assessorato alla Salute, che ha giudicato degno di nomina tale dirigente. Quando il 24 giugno firmai il decreto di nomina dei manger – ha ricostruito Crocetta -, l’indomani della pubblicazione del decreto del governo che diceva che tutti coloro che sono in pensione non possono assumere incarichi di nessun tipo, qualche giornale maliziosamente scrisse che avevo nominato Pellicanò e Cantaro per favorire due dirigenti vicini al Pd prima che scattasse l’incompatibilità prevista dal decreto governativo. Ma non avendo la sfera di cristallo, non potevo essere a conoscenza delle decisioni future del governo nazionale. Da quel momento ci siamo posti il problema sull’applicabilità o meno di tale norma rispetto a una nomina effettuata e un contratto ancora non sottoscritto. Vale di più giuridicamente l’atto di nomina o la legge che vieta di attribuire incarichi a personale in quiescenza? Io ritengo che prevalga la legge. I due dicono di avere ragione, facciano ricorso e rispetteremo sentenza. Oggi abbiamo un parere dell’avvocatura che ci impedisce la nomina, tutto il resto fa parte di logiche che non ci appartengono. Ci dispiace, ma ‘dura lex sed lex'”. Adesso sarà la Digos a fare luce.

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