CATANIA – “Ci sono tre strade percorribili dinnanzi alla crisi dell’Europa. Una è quella di continuare con l’austerità e quindi con l’aumento delle disuguaglianze. L’altra è quella del populismo dei valori che vuole l’uscita uscita dall’euro, un’espediente che ci porterebbe alla povertà assoluta. Poi c’è l’idea di Tsipras”. Alfio Foti, giarrese e attivista di Un’altra storia, movimento civico che fa capo a Rita Borsellino, ha in mente dunque una terza via. Eccola: “Il nostro progetto si è aggregato attorno al rilancio di un popolo, quello greco appunto. E sono convinto – aggiunge – che lui diverrà il primo ministro della Grecia. La ricetta è quella dunque di superare l’austerità con l’ausilio di politiche espansive che mettano al centro l’occupazione”.
Foti, allora, come nasce questa candidatura con Tsipras?
“Nasce da una scelta obbligata. Rita Borsellino ha preferito non candidarsi più per motivi personali. A questa notizia si è aggiunta l’apertura della Lista Tsipras. Così abbiamo deciso di continuare un percorso iniziato assieme ben vent’anni fa con la carovana antimafia”.
Perché non continuare con il Pd?
“Guardi, Rita era stata eletta cinque anni addietro sì nel Pd, ma come indipendente. Con le regionali e le primarie di Palermo, poi, si era registrato un’allontanamento. Il motivo è semplice. Posso spiegarlo?”.
Prego.
“Quel progetto che la voleva come punto di riferimento per un popolo, quello fuori dai partiti, ad un certo punto, non è più piaciuto alle sigle del centrosinistra. È andato in fumo. Quindi abbiamo ripreso la strada dell’unità civica, ritornando all’esperienza dei cantieri. La stessa che aveva caratterizzato la sua candidatura alla presidenza della Regione di ben otto anni fa”.
Non crede, tuttavia, che il continuo cambio di contrassegni possa disorientare l’elettorato della sinistra?
“Il rischio ci sarebbe. Stavolta, però, la situazione è diversa. La nostra è una lista di cittadinanza, chiamata a superare i simboli di partito. Lo voglio sottolineare. Le segreterie, dunque, intelligentemente e responsabilmente, non hanno messo né simboli né dirigenti in competizione elettorale”.
E con le firme come avete fatto?
“E’ stato un successo. Ne sarebbero bastate 150mila, ma ne abbiamo raccolte 230mila. In Sicilia e Sardegna abbiamo raggiunto numeri da record. Questo ci ha permesso di entrare in contatto con tantissima gente”.
L’esperienza Renzi ridisegna gli equilibri politici e culturali della sinistra. Come vi muoverete? Questa lista avrà uno sviluppo successivo?
“C’è una vasta area che protesta. Sono cittadini. Noi lo chiamiamo il polo della dignità. E merita un progetto comune e dei riferimenti credibili”.
E con Rosario Crocetta?
“Permette una battuta…”
Si figuri.
“Come si può parlare di cambiamento, quando i registi sono gli stessi del ‘sistema Lombardo’. Parlo degli esponenti del Pd e del Megafono. Già questo dice tutto sulla scarsa credibilità di questa stagione. E poi manca un progetto e la partecipazione dei cittadini”.
E sul fronte antimafia?
“I temi antimafia, per quanto riguarda Crocetta, valgono come un’aggravante. Su certi temi non si deve scherzare o giocare. Bisogna portare rispetto verso chi ha dato la vita”.
Veniamo al suo territorio. Da poco meno di un anno Giarre ha un nuovo sindaco. Che ne pensa di questa fase?
“Il neo sindaco fa riferimento a vecchi personaggi noti a tutti. Ci sono dei problemi etici, prima ancora che politici, che non mi fanno entrare nel merito delle scelte. Penso poi al ruolo del Pd, che in fase di ballottaggio, ha visto il proprio candidato sindaco, perdente al primo turno, diventare vice, del candidato sindaco vincente, espressione del centrodestra. Mentre il partito sosteneva Salvo Andò. Questo ci fa capire a quale punto sia arrivato il vuoto dei valori in campo”.
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