La ripresa passa dall'export |Ecco le previsioni - Live Sicilia

La ripresa passa dall’export |Ecco le previsioni

Sace, gruppo assicurativo-finanziario che sostiene la crescita e la competitività delle imprese italiane nel mondo, apre un nuovo ufficio di Palermo nella sede di Confindustria Sicilia.

Rapporto Sace
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PALERMO – Sace, gruppo assicurativo-finanziario che sostiene la crescita e la competitività delle imprese italiane nel mondo, in occasione dell’apertura del nuovo ufficio di Palermo nella sede di Confindustria Sicilia, ha presentato a Villa Igiea RE-start, Rapporto con le previsioni sui trend dell’export italiano per il triennio 2015-2018, con un focus particolare dedicato al tessuto imprenditoriale siciliano.

Ad inaugurare l’incontro è intervenuto il vicepresidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro. “La crisi economica – ha detto Catanzaro – ha messo ancor più in evidenza la necessità di intercettare ricchezza dai mercati esteri per tornare a dar linfa ai nostri. L’export è utile per le dinamiche di ripartenza e di sviluppo dell’economia. L’unico strumento per centrare l’obiettivo è quello di puntare sulla manifattura che, in Sicilia, è il settore che ha sofferto di più: dal 2008 ad oggi, infatti, questo settore ha perso 26 punti percentuali. L’export ed il giusto utilizzo dei fondi comunitari sono l’unica via per la salvezza dell’economia dell’Isola, ma anche usare al meglio strumenti fondamentali come quelli offerti da Sace, che siamo lieti di ospitare all’interno dei nostri uffici, aiuterà ad immaginare, anche in Sicilia, una manifattura 4.0”.

“La crescita è una priorità assoluta per l’Italia, e lo è ancor di più per la Sicilia. E l’export è una leva fondamentale per rilanciare l’economia” ha dichiarato l’amministratore delegato di Sace, Alessandro Castellano. “L’ufficio di Palermo – ha aggiunto – sarà il nostro avamposto in questa Regione, dove il ruolo di Sace può davvero fare la differenza per puntare verso i mercati del futuro – pensiamo anche a nuove frontiere africane come Mozambico, Ghana, Senegal, Angola – insieme alle tante aziende siciliane che si stanno affacciando ai mercati esteri. Certo, la tematica principale in merito ai problemi economici e del’indebitamento, per le aziende piccole e grandi, sono i termini di dilazione dei pagamenti: le pmi viaggiano nell’ordine dei due-dodici mesi di dilazione, le grandi imprese spesso sfondano i dieci anni. Non tutti riescono a far impresa con simili limiti di liquidità: basti pensare che nel solo 2014, oltre l’ottanta percento delle merci nel mondo ha viaggiato a credito. Ma non bisogna perdere fiducia: esiste un rinnovato interesse internazionale nell’investire in Italia. Siamo mediamente più pessimisti rispetto alla reale percezione del nostro Paese e dei nostri brand in giro per il mondo. E poiché – ha concluso Castellano – è sempre più complicato far fatturato in Italia, a causa di un mercato in contrazione o al limite stagnante, bisogna puntare tutto sull’esportazione”.

Il report RE-start ha mostrato numeri per le esportazioni buoni e, soprattutto, ampi margini di miglioramento. “Dopo un 2014 che ha visto una crescita dell’export pari al 2 per cento – ha spiegato Eleonora Padoan, Senior Economist di Sace –, è previsto un ulteriore incremento del 3,9 percento per quest’anno e di un complessivo 4,7 percento nei tre anni a seguire. I settori traino sono i soliti che vedono l’Italia all’avanguardia da anni: agroalimentare, cibi e bevande, macchine agricole e macchine per la trasformazione alimentare”.

I margini di miglioramento sono, appunto, molto ampi. Ed il sud, con la Sicilia in testa, dovrà cogliere l’opportunità di essere capofila in quei Paesi che saranno i nuovi emergenti nei prossimi decenni, dal Medio Oriente all’Africa sub sahariana. “Solo nell’ultimo anno, oltre cinquemila aziende provenienti dal Centro-Sud, in prevalenza Pmi, si sono rivolte a Sace per sostenere le proprie attività di export e internazionalizzazione – ha detto Simonetta Acri, Direttore Rete Italia di Sace –; a loro favore, abbiamo garantito flussi commerciali per circa 1,5 miliardi di euro, servendo oltre 500 imprese nella sola Sicilia: un segnale positivo ed allo stesso tempo uno stimolo a cogliere il potenziale di mercati più lontani gestendo i rischi connessi all’operatività in geografie nuove e spesso poco conosciute.


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