CATANIA – Un colpo di scena nell’inchiesta sulla “setta degli abusi”. La Suprema Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Pietro Capuana, Fabiola Raciti, Rosaria Giuffrida e Katia Concetta Scarpignato. A questo punto dovrà essere un altro collegio del Tribunale del Riesame di Catania a decidere sul provvedimento restrittivo a cui si sono opposti i difensori dei quattro indagati, gli avvocati Mario Brancato, Giada Taccia e Giuseppe Grasso.
Pietro Capuana è in carcere ormai da cinque mesi, dal giorno della retata della polizia postale che ha scosso l’intera comunità di Lavina di Aci Bonaccorsi, sede operativa e spirituale della comunità “Cultura e Ambiente” che conta migliaia di adepti. Dietro la copertura della comunità per anni si sarebbero consumati – secondo la Procura di Catania – abusi e violenze nei confronti di giovanissime donne soggiogate, plagiate e manipolate. Le tre donne, definite dalla stampa “le ancelle del Santone” che avrebbero avuto il ruolo di “reclutare” le presunte vittime, sono invece ai domiciliari.
L’udienza davanti al Tribunale del Riesame sarà fissata dopo il deposito delle motivazioni della Suprema Corte di Cassazione, che dovrebbero arrivare entro un mese. L’inchiesta “12 Apostoli”, intanto, è stata già chiusa. Agli indagati è stato notificato, infatti, l’avviso di conclusione indagini che è arrivato dopo che si sono svolte le tre lunghe udienze davanti al Gip per l’incidente probatorio. Le giovani vittime, alcune minorenni e altre ormai maggiorenni, hanno raccontato raccapriccianti violenze che avrebbero subito per anni. A breve potrebbe arrivare da parte della Procura di Catania la richiesta di rinvio a giudizio. Il processo potrà dare una verità, almeno giudiziaria, a questa storia di orrori.