BELPASSO. Il giornalista Luciano Mirone scende in campo. E sceglie di farlo sganciandosi dai consueti arzigogoli dei partiti, candidandosi a sindaco della sua cittadina: Belpasso. Sulla scorta della spinta dei tanti giovani e delle tante associazioni, anche di volontariato, che sulla sua figura hanno individuato lo zenit capace di ispirare quello che buona parte della città ha già ribattezzato come “il riscatto di Belpasso”. Autore, tra mille ed apprezzate pubblicazioni, del coraggioso libro sui giornalisti ammazzati dalla mafia (Gli Insabbiati) ma anche di “A Palermo per morire” (ricostruzione puntuale sull’assassinio del generale Carlo Alberto dalla Chiesa) nonché, proprio in questi giorni del libro-intervista sul sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, Luciano Mirone domenica mattina salpa ufficialmente verso una campagna elettorale che scatta dal “Collegio Bufali”.
“Parleremo del futuro della nostra città, niente “sagre” o mangiate – spiega Luciano Mirone con una passione che finisce col prenderti e coinvolgerti -: io non sono un candidato. Sono il portavoce di una città che vuole cambiare pagina. Una volta per tutte”. Mirone alle spalle ha l’esperienza maturata da consigliere comunale tra le fila dell’allora Rete ad inizio degli anni novanta. Oggi, è chiaro, il panorama è nettamente diverso. “Era il ’93, in piena Tangentopoli e dopo le stragi dei giudici Falcone e Borsellino – prosegue -: il mio paese era sottoscacco. Accerchiato da affaristi e dal Mappassotu; mi candidai e salii senza cercar voti. Sono stato molto combattuto per questa mia candidatura a sindaco perché il mio mestiere mi piace, resta sempre affascinante: ma la mia città mi ha chiamato. Tante persone mi hanno chiesto un impegno diretto ed alla fine ho abdicato: e so che faremo grandi cose”.
Luciano Mirone la sua ricetta per Belpasso ce l’ha: ed è da qui che parte la sua sfida. “La mia Belpasso ripartirà dalla rivoluzione: ma sarà una rivoluzione della normalità. Occorre mettere le persone giuste ai posti giusti. Assessori onesti e preparati. La normalità vuol dire valorizzare l’esistente, i talenti e le intelligenze delle persone. Belpasso deve diventare la città dei ragazzi e dei bambini: un’alternativa ai centri commerciali perché è in atto un mutamento che sta svuotando le nostre città ed i nostri ragazzi; e le amministrazioni attuali non sono adeguate a queste sfide. Lanceremo una politica di sviluppo che parte dall’Etna e che segue due linee: quella del tessuto sociale e quella di lavorare in sinergia con i comuni vicini”.
Ed allora, domenica mattina si parte ufficialmente. Per un viaggio che potrebbe essere solo all’inizio: “Organizzeremo una manifestazione al giorno puntando sui prodotti agricoli e le eccellenze: sui negozianti ed i professionisti. E’ vero, il viaggio è solo all’inizio perchè la gente dimostrerà di essere più forte degli apparati”.