Sfiducia e rischio boomerang - Live Sicilia

Sfiducia e rischio boomerang

Non è detto che la mozione congiunta Pd-Udc si voti prima del 28 luglio. Prima, democratici e casiniani vogliono assicurarsi che sia possibile una convergenza sul voto con il centrodestra

Alla fine la mozione unitaria Pd-Udc per sfiduciare Raffaele Lombardo è stata partorita. Un testo stringato e sofferto è stato prodotto dai due gruppi parlamentari. Ma potrebbe non essere mai votato. Sì, perché è stata la stessa Giulio Adamo, capogruppo dei centristi, a spiegare (mentre i democratici tacevano, rimandando i commenti alla conferenza stampa congiunta convocata per domani) che forse la cosa migliore è tirare fori dal cassetto la sfiducia dopo il 28 luglio, data delle dimissioni annunciate da Raffaele Lombardo, quindi solo nel caso che il governatore non fosse di parola e non togliesse il disturbo.

E stando all’aria che tira, non è facile immaginare che la sfiducia al governatore si voti prima. Per un’ampia gamma di motivi. Il primo risiede nell’istinto di autoconservazione dei deputati, che in questi giorni sembra emergere con una certa nitidezza. Il secondo, forse ancora più importante, sta nei rischi insiti nella votazione della sfiducia, che visto lo sdoppiamento delle opposizioni al “monocolore” lombardiano, rischia di trasformarsi in un boomerang e di rafforzare paradossalmente il governatore, allungando la vita della sua giunta. Per aggirare il problema, l’Aula dovrebbe discutere simultaneamente le due mozioni (quella “da sinistra” di Pd e Udc e quella “da destra” di Pdl e Pid) e poi votare un dispositivo comune. E’ questo l’auspicio di D’Alia, che trova sponde anche in prese di posizione di deputati del Pdl come Salvino Caputo. Facile, a dirsi. Ma la sorpresa è sempre dietro l’angolo. E il rischio di una mozione di sfiducia respinta in Aula, un regalone a Lombardo, Pd e Udc non vogliono correrlo. Per questo nei prossimi giorni si aprirà un confronto con il Pdl per valutare la possibilità di arrivare a un voto congiunto che affossi Lombardo prima della fine di luglio.

L’impressione, insomma, è che ci si trovi ancora alle ultimi fasi della schermaglia pre-tattica, e che la partita vera per le prossime regionali debba ancora cominciare. Perché solo quando l’Ars sarà chiamata (se lo sarà) a discutere ed eventualmente votare la sfiducia, i partiti dovranno uscire allo scoperto, senza traccheggi e giochini sottotraccia.

Sullo sfondo resta il risiko per la definizione delle coalizioni che si sfideranno alle regionali. L’avvicinamento tra Pd e Udc continua spedito e il passaggio comune all’Ars sulla sfiducia dovrebbe essere la base su cui costruire l’intesa che porterebbe Gianpiero D’Alia, leader dei centristi alla candidatura a Palazzo d’Orleans. Un percorso ancora tutto da costruire, disseminato di ostacoli. Da una parte c’è il Pd che prima deve fare chiarezza nel campo del centrosinistra, facendo i conti con le fughe in avanti dei candidati Claudio Fava e Rosario Crocetta, con le bizze della sinistra (ieri i comunisti hanno detto no a un allargamento all’Udc) e con l’enigma Italia dei valori. C’è poi la questione primarie. Quelli dell’Udc non vogliono saperne, ma con una pluralità di candidati già in corsa nel centrosinistra sarà difficile per il Pd schivarle senza strascichi polemici. Insomma, la partita è tutta da giocare. Difficilmente però, per quanto D’Alia e Lupo in questa fase parlino innanzitutto di programmi, il patto tra centristi e democratici si potrà chiudere senza un’intesa sul nome del senatore messinese leader dei casiniani. A cui guarda con interesse anche Gianfranco Miccichè, che con D’Alia ha una buona sintonia. Per quanto un’alleanza che vada dal centrosinistra a Grande Sud pare ai più una chimera impensabile, anche questo sarà un punto da affrontare nella partita che si apre oggi.

Dall’altra parte continuano gli ammiccamenti tra il Nuovo polo e una buona parte del centrodestra, dove sembra consistente il partito degli attendisti. “Potranno mai votargli la sfiducia e poi allearcisi dopo un mese? Se lo fanno, perdono”, ragionava ieri un dirigente dell’Udc riferendosi all’avvicinamento di berlusconiani e romaniani alla nuova “cosa” postlombardiana che comincerà a muovere i primi passi domenica. In effetti, un passaggio parlamentare sulla sfiducia renderebbe ben più complicato il riavvicinamento tra le diverse anime della vecchia maggioranza cuffariana. A questo si aggiungono, per complicare ulteriormente il quadro, le partite interne giocate dai singoli, a partire dagli aspiranti candidati alla presidenza della Regione. I giochi, insomma, sono tutt’altro che fatti: la partita vera deve ancora cominciare.


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