La Sicilia allegra |di Dolce&Gabbana - Live Sicilia

La Sicilia allegra |di Dolce&Gabbana

Ottantasei modelle, pronte per la primavera/estate del 2013, vestite con colori accesi e caldi e con tutta la fantasia che si può rubare alla tradizione siciliana: questi gli ingredienti della nuova collezione D&G. Guarda la gallery

MILANO – Una sfilata allegra e divertente, fatta di colori, coralli e sorrisi, quasi a voler fare dimenticare i problemi di ogni giorno: ”Perche’ in Italia – dicono i due stilisti – talvolta ci sembra di non avere niente e invece abbiamo molto”.

Ottantasei modelle, pronte per la primavera/estate del 2013, vestite con colori accesi e caldi e con tutta la fantasia che si può rubare alla tradizione siciliana, con uno spirito naif che rende l’insieme più giusto e più bello. I pupi dei teatrini e i piatti di ceramica impressi sulla seta, sui foulard delle ragazze, sulle righe che ricordano le sdraio da spiaggia. Le teste di Caltagirone che diventano orecchini, i dettagli dei carretti siciliani che finiscono sotto i piedi, trasformati nelle alte zeppe. E poi tanta rafia, stampata o ricamata con sontuosi coralli per tubini, spolverini e tailleur, oppure lavorata all’uncinetto per i sandaletti multicolori. Le giacche con maniche corte e larghe quasi a chimono, le ampie gonne strette in vita e gli abiti leggermente impero: un design studiatissimo, ma immerso nell’abbondanza del decoro artigianale, nella dovizia delle lavorazioni che il nostro paese sa offrire.

”La forza che abbiamo noi italiani è insuperabile, e spesso non lo sappiamo”, dicono Domenico e Stefano, “Quest’estate, nel porto di Salina, hanno trovato uno che faceva i cesti di vimini per l’uva e i fichi: gli hanno fatto fare i bustini e le gonne a panier per la sfilata, ma anche i plateau di midollino per le calzature”.

Il rischio è che queste tradizioni non siano più valorizzate: ”Ormai, dovunque vai, anche a Capri, vedi strade tutte uguali con l’infilata dei negozi dei grandi marchi, anche il nostro. Bisognerebbe chiudere le boutique delle griffe, incominciando dalla nostra, e riaprire quelle dei locali. Intanto, per quanto ci riguarda, abbiamo deciso di fare negozi tutti diversi, incominciando da quello di corso Venezia a Milano, che abbiamo concepito come una casa, e andremo avanti così, senza omologare niente”.


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