In Sicilia non saranno applicate le norme di contenimento della spesa e contro gli “sprechi” negli enti locali introdotte dalla finanziaria del ministro Tremonti due anni fa e poi inasprite con leggi successive. Lo stabilisce una circolare emanata oggi. Dopo avere consultato l’ufficio legislativo e legale della Regione, il dipartimento delle Autonomie locali ritiene che “le disposizioni, seppur finalizzate alla riduzione dei costi connessi al funzionamento degli organi rappresentativi ed esecutivi degli enti locali, refluiscono in maniera rilevante sullo status di amministratore locale e sull’assetto ordinamentale e organizzativo degli enti medesimi, materia riservata dallo Statuto alla potestà legislativa esclusiva della Regione siciliana”.
Per contenere la spesa pubblica, la legge dello Stato ha disciplinato una serie di materie, tagliando anche indennità e benefit di amministratori e consiglieri. Tra queste misure la soppressione della figura del difensore civico e delle circoscrizioni decentrate, con l’eliminazione del gettone di presenza e di qualunque indennità ai consiglieri circoscrizionali oltre alla rideterminazione degli importi dei gettoni di presenza per i consiglieri comunali e provinciali. La Sicilia, inoltre, può non applicare il divieto di cumulo degli emolumenti per i parlamentari nazionali ed europei e per i consiglieri regionali e può mantenere il rimborso forfettario e omnicomprensivo delle spese diverse da quelle di viaggio dovuto agli amministratori autorizzati per mandato a recarsi fuori dal capoluogo del comune.
Secondo la circolare, firmata dall’assessore alle Autonomie locali Caterina Chinnici, “le norme statali che fissano limiti alle spese sono, in via generale, espressione della finalità di coordinamento finanziario e come tali applicabili anche alle autonomie speciali in considerazione dell’obbligo generale di tutte le regioni, comprese quelle a statuto speciale, di contribuire all’azione di risanamento della finanza pubblica”. “Le stesse però – si legge nel provvedimento – devono rispondere a una duplice condizione: in primo luogo che si limitino a porre obiettivi di riequilibrio della medesima, intesi nel senso di un transitorio contenimento complessivo, anche se non generale, della spesa corrente e in secondo luogo che non prevedano in modo esaustivo strumenti o modalità per il perseguimento dei suddetti obiettivi”. Per la Regione siciliana, “in altri termini la legge statale può stabilire solo un limite complessivo che lascia agli enti locali ampia libertà di allocazione delle risorse fra i diversi ambiti e obiettivi di spesa e non può fissare vincoli puntuali relativi a singole voci di spesa dei bilanci delle Regioni e degli enti locali, tali da ledere l’autonomia finanziaria di spesa garantita dall’art. 119 della Costituzione”.
La Regione ricorda che ha già legiferato “in materia di status degli amministratori locali” con la legge 23 dicembre del 2000 e con legge regionale del 16 dicembre del 2008 “apportando anche innovazioni, in senso limitativo riduttivo, sempre in materia di statuts degli amministratori”.
“L’obiettivo che la Regione persegue è quello del contenimento della spesa pubblica, tanto é vero che nel Ddl di stabilità regionale, già approvato dalla Giunta a fine settembre ed all’esame del parlamento, sono contenute norme che vanno in questa direzione”. Lo dice l’assessore regionale per le Autonomie locali, Caterina Chinnici. “Nessuno stop, quindi, a tutte quelle disposizioni per la riduzione dei costi della politica introdotte con la Finanziaria nazionale dal ministro Tremonti che, però, così come chiarito dall’Ufficio legislativo e legale, non si applicano in Sicilia vista la potestà esclusiva della Regione in materia”. “Per evitare, quindi – conclude – di ingenerare equivoci e applicazioni disomogenee della normativa nei vari enti locali si é resa necessaria la circolare”.