La Sicilia cade a pezzi | Chi dirà basta? - Live Sicilia

La Sicilia cade a pezzi | Chi dirà basta?

Crocetta e Renzi

Di chi è la colpa diretta dell'ultimo problema di viabilità sulla Palermo-Sciacca? Chi è responsabile concretamente dei troppi incidenti? Forse non lo sapremo mai. Ma conosciamo il nome dei pupi e dei pupari della politica che guarda altrove, mentre la Sicilia è tutta una rovina.

L'ennesimo incidente
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3 min di lettura

Mentre il presidente della Regione sogna le lande fiabesche del Qatar, con tanto di sceicco venuto a miracol mostrare, mentre i peones dell’Ars studiano ogni giorno la formula chimica di un rinnovato tipo di colla che mai li separi dall’immeritata poltrona, mentre i servi sciocchi del potere assaporano, a pranzo e a cena, la ricca pagnotta ai più umili negata: ecco che l’altra Sicilia – quella vera – offre di sé una perpetua notizia del disastro, nell’omertà incapace della politica.

Dopo il cedimento del viadotto Himera lungo l’autostrada Palermo-Catania, una caterva di guai si abbatte sulla statale Palermo-Sciacca, con un pilone al centro delle segnalazioni dei carabinieri. La strada è stata riaperta dopo una verifica, ma non c’è di che stare allegri circa la viabilità regionale, nello specifico e in generale, visto che l’assessore alle Infrastrutture, Giovanni Pistorio, ammette: “Una rete stradale è come un corpo umano: quando invecchia ha bisogno di manutenzione”. Tradotto: l’automobilista è in balia di un colabrodo e dei capricci della fortuna.

Intanto, timbriamo l’ennesima e oggettiva cartolina del nulla che si sovrappone alla bretella sulle macerie, alla strada provinciale che termina nell’abisso, narrata da un raccapricciante video, ai massi che cadono giù da ripidi costoni, ammazzando innocenti vecchiette. Proprio una cartolina: la sintesi di un crollo epocale, favorito dall’abbandono di un territorio che più nessuno protegge. Le responsabilità concrete? Ci sarà tempo per stabilirle, cioè vattelapesca, perché – ne siamo passabilmente certi – mai nessuno verrà indicato con nome e cognome quale mandante o esecutore dei danni.

Eppure, sullo sfondo di un tale macello, all’apice simbolico della devastazione, i maggiori artefici di una politica omertosa, incapace, che non mette in agenda le necessità più urgenti, risaltano con nome e cognome. C’è un un governatore della Sicilia, che di questa Sicilia che cade a pezzi non si preoccupa; non fa la voce grossa quando opportuno con i quartieri alti, non si cura di nulla. Rosario Crocetta organizza governicchi impresentabili, riceve sceicchi, confonde e si confonde nei nascondigli di un giochino che non incanta più. La sua rivoluzione è una patacca, l’impostura di chi non saprebbe risolvere nemmeno una questione condominiale, una coperta di sgangherata retorica, nella speranza che gli allocchi ci caschino, fra una tragedia e l’altra.

C’è un presidente del Consiglio che, dalla sala gigliata di Palazzo Chigi, ha deciso, a quanto pare, di mandarci tutti in malora, con la penuria di interventi e interesse. Caro Matteo Renzi, quanti crolli, quanta miseria, quanti chili di disperazione occorrono ancora, affinché tu compia il gesto elementare di alzare la cornetta e dare ai tuoi proconsoli locali un ordine composto da una sola parola: “basta”? Perché qualcuno dovrà dirlo prima o poi quel ‘basta’ al cospetto dello scempio sotto gli occhi di tutti. Qualcuno avrà prima o poi il coraggio di riconoscere l’ineluttabile deriva che sta conducendo un popolo al baratro, tra peccati e omissioni.

Di chi è la colpa diretta dei piloni inclinati, dei massi caduti, delle strade spezzate, dell’Isola sminuzzata in pezzetti, protagonista di cronache avvilenti? Forse non lo sapremo mai. Ma conosciamo a memoria l’ignavia di sottofondo: l’identikit dei pupi e dei pupari che legheranno per sempre il loro nome alla rovina della Sicilia.


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