PALERMO – I due fratelli Militano si sono passati il testimone. Francesco, arrestato per mafia nel blitz Apocalisse, avrebbe lasciato a Giuseppe l’incarico di gestire i buttafuori in nero alla discoteca Goa.
È questo il nuovo spunto investigativo su cui lavorano i carabinieri che indagano sulla rissa e l’omicidio di Aldo Naro, il giovane neolaureato in Medicina colpito a morte da un calcio alla testa sferrato da un minorenne.
Francesco Militano è in carcere dallo scorso giugno con l’accusa di avere fatto parte del clan mafioso dello Zen. Avrebbe seguito le orme del padre Carmelo, boss del rione periferico della città. Faceva il lavoro sporco Francesco, alle dipendenze, sostiene l’accusa, di Sandro Diele e Onofrio Terracchio che si sarebbero alternati alla guida della famiglia mafiosa.
La notte, però, lavorava in discoteca. “Ma lo hai visto il buttafuori?”, chiedeva Paolo Lo Iacono, anche lui coinvolto nel blitz, a Diele che rispondeva: “Francesco sì alle tre l’ho visto… è venuto alle tre, t’azzanna il cervello e se ne va… fa il buttafuori cento quaranta euro, giusto è?”.
Parole che sono servite come spunto ai carabinieri del Nucleo investigativo che si sono imbattuti nel fratello Giuseppe nel corso dell’indagine che ha portato all’arresto per omicidio di Andrea, il diciassettenne che ha confessato di avere ucciso Aldo Naro nel privè della discoteca. “Sono stato chiamato dal mio amico Giuseppe Militano che fa il buttafuori al Goa, ogni tanto mi chiama, per farmi mettere qualcosa in tasca perché ne ho bisogno perché ho difficoltà economiche in famiglia – il minorenne ha giustificato così la sua presenza in discoteca -. Io non ho alcuna licenza per svolgere l’attività di addetto alla sicurezza nei locali. Il mio compito è quello di evitare l’ingresso di persone non autorizzate che entrano scavalcano le mura del locale. Ero già stato a lavorare al Goa altre due volte”.
Dunque Militano, figlio del boss dello Zen, gestirebbe una squadra di buttafuori in nero. Chiamava quasi sempre sempre le stesse persone e il minorenne era riuscito ad entrare nel giro. Perché proprio Militano? I militari, coordinati dai pubblici ministeri Carlo Marzella, Sirio De Flammineis e Claudio Camilleri, in queste settimane hanno sentito decine di persone anche per individuare chi ha partecipato alla rissa. Una di queste ha spiegato che Giuseppe Militano era subentrato al fratello finito in manette nella gestione della sicurezza parallela nel locale. Un servizio di vigilanza di cui i Barbaro, titolari della discoteca, nulla hanno detto di sapere. Dicono di essersi affidati ad una società autorizzata.
L’ipotesi a cui si è lavorato è che i buttafuori in nero fossero autorizzati a stare lì perché imposti da qualcuno. Oggi c’è il forte sospetto che ad imporli sia stata la mafia.