Fate le TAV non fate la crisi. E se proprio non riuscite a mettervi d’accordo, se proprio non ce la fate a far quadrare i conti di un’alleanza che è matematicamente impossibile, fatela al sud. Chiamatela in un altro modo, magari chiamatela Tam, ché qui stiamo ancora aspettando i treni ad alta normalità; insomma ditelo come volete, ma fatela qui. Investite qui.
Sarebbe tra l’altro la vostra salvezza, il paracadute di un governo che sugli investimenti rischia di cadere, la tenuta di un gradimento intestinale che altrimenti rischia di scadere, in reflussi di piazza e dietetiche urne precedute da magrissimi exit poll. Pensate che trauma per voi, abituati a pantagrueliche tornate elettorali e a dolci abbuffate di piazza! Ricordatevi che le pance troppo piene e le pance troppo arrabbiate muoiono entrambe d’indigestione, perciò cambiate menù.
Fate in Sicilia.
Qui ci sono tutte le condizioni, le congiunture, le convenienze, le congruenze.
Qui, Luigi, ti avevano votato in massa e tu, capitano dalle mille felpe, sei diventato il nuovo profeta venuto dal nord.
Qui nessun Cinquestelle s’opporrebbe, c’è già stato chi ha ipotizzato un Catania – Palermo in dieci minuti; e la Lega, dal canto suo, ha ormai abbandonato i suoi storici totem nordici, tipo quote latte e più tratte ad Orio al Serio.
Qui ci sono mille ragioni per fare, centomila ragioni per non continuare a non fare. Qui non c’è la Val di Susa, ma c’è la Valle dei templi, che a raggiungerla è un delirio. Qui non c’è frontiera, ma c’è uno stretto che ci separa dallo Stivale lasciandoci isolati e con le scarpe strette. Non ci sono trafori, ma un mare di gallerie da manutenere e doppie linee da costruire. Qui il problema non è collegarci al resto dell’Europa, ma quello di non rimanere fuori dal resto del mondo. Qui non ci sarebbero questioni di fattibilità od opportunità, perché il costo dell’arretratezza delle nostre infrastrazzere lo paghiamo da decenni e, di benefici, non ve vediamo mai. Qui avvisi non ne dovete fare, le nostre aziende sono tutte avvisate: basta un vostro cenno e si mettono a lavorare. I bandi, quando c’è la volontà, si fanno in un batter d’occhio e dei banditi non dovete preoccuparvi: sono quasi tutti in galera e se a qualcuno dovesse venir la fantasia di rimettersi “in attività”, ci pensiamo noi (ché gente onesta che vuole solo progredire ne abbiamo a iosa). Qui eventuali movimenti No Tav verrebbero subito asfaltati dal movimento Si Lav, un intero popolo che spontaneamente si mobiliterebbe alla vista di un’oasi dove possa finalmente crescere un po’ d’erba e un po’ di lavoro. Con noi problemi di contratto non ne avreste, è notorio che ci accontentiamo di una stretta di mano.
Appunto, stringetevi la mano e, visto che il santo TAV non suda, venite a investire qui e il Signore ve lo paga. Perché qui gli unici investimenti che conosciamo sono dei pedoni che attraversano strade indegne. Qui i ponti cadono giù che è una meraviglia, i collegamenti provinciali fanno schifo, le autostrade son rimaste avvinghiate all’ultima vera stagione d’investimenti al Sud, il trasporto su gomma è una condanna per chi esporta e per chi importa, quello su ferro neanche a parlarne. Porti e oleodotti, dighe ed acquedotti, scuole, ospedali ed aeroporti, cantieri chiusi o mai aperti: qui a infrastrutture e rime baciate facciamo notte; qu i è già notte, è notte fonda.
Perciò, fate così: smettete di litigare, di fare la pace, di fare melina e di fare ridere il mondo intero. Mettete una pietra sopra ad accordi, trattati internazionali ed anni di lavoro, buttate a mare interlocuzioni, progettazioni, dichiarazioni e tavoli infiniti, tanto non finiranno mai. Concentratevi piuttosto sulla Sicilia. Anche perché a reddito di cittadinanza e politiche antinegri non ci si campa tutta la vita.