PALERMO – La partita a scacchi dentro il centrodestra e i centrosinistra continua. E prosegue la caccia al candidato, senza abbandonare la tentazione del papa straniero. Che è stato un leit motiv delle scorse settimane. E che continua ad aleggiare suoi due schieramenti e sulle loro infinite discussioni, a cui presto o tardi porranno termine i rispettivi leader.
A sinistra il sogno si è chiamato a lungo Piero Grasso. Ma quella del presidente del Senato, come facilmente pronosticabile, si è rivelata una pia illusione. E così adesso ballano i nomi di Gianpiero D’Alia, leader dei Centristi, per consolidare l’alleanza con i moderati, o di Giuseppe Lupo, che resta defilato e sotto traccia ma che è il dirigente dei dem che sembra più accreditato a ottenere la candidatura sostenuto da una coalizione larga.
Addio papa straniero, dunque? Non proprio. Perché qualcuno ci pensa ancora. Raccontano, infatti, che senza fare troppo rumore, Leoluca Orlando in queste settimane abbia sondato i suoi interlocutori sulla possibilità di una candidatura “civica”. L’identikit è quello di un imprenditore siciliano di successo, e il cognome che è stato pronunciato in ristrettissimi conciliaboli è quello dei Planeta, pionieri e protagonisti del rinascimento vitivinicolo siciliano. Ma la proposta orlandiana fin qui sembra non sia decollata. Eppure, il nome circola così come un altro, sempre proveniente dal mondo del vino, quello di Josè Rallo, volto di Donnafugata.
C’è poi la terra di mezzo a cui attingere, quella che resta nell’ambito della politica ma ben lontana dalla Regione e dall’immagine devastante dei governi di Rosario Crocetta. Un bacino in cui pescare è l’europarlamento. Lì si trovano due donne del Pd che siedono nella riserva dei papabili: Caterina Chinnici e Michela Giuffrida. Oppure si potrebbe optare per il nome-icona, come quello di Giuseppe Antoci, che piace tanto a Renzi, come l’ex sindaca Giusy Nicolini.
La voglia di papa straniero si è fatta sentire anche nel centrodestra. Che ha proposto la candidatura a Barbara Cittadini, imprenditrice della sanità privata. Ottenendo un no grazie. Il tutto mentre da mesi Nello Musumeci offre la sua candidatura su cui alla fine la coalizione potrebbe convergere. Se non prevarrà alla fine un altro papa straniero come l’ex rettore Roberto Lagalla, che potrebbe essere il candidato del nascituro listone moderato (se mai nascerà).
Insomma, tra i dilemmi in cui i partiti restano impantanati, tanto che ancora non è neanche chiara la geografia delle due coalizioni, quello sul papa straniero è uno dei più intricati. La tentazione della politica di rinnegare se stessa e proporre una faccia che sappia d’altro è forte. Ed è un chiaro sintomo della sua debolezza. Ed è forse paradossale che il movimento “antipolitico” per eccellenza, il M5S, abbia già bruciato sul tempo i competitor, proponendo un proprio candidato squisitamente “politico”, il deputato uscente Giancarlo Cancelleri, senza inseguire la chimera del papa straniero.