“Quando si parla di Stato, si intende non solo il governo pro tempore, ma anche funzionari, prefetti, magistrati, forze dell’ordine. Non ho mai parlato di trattativa tra mafia e governo. Chi intende in questo modo deforma la realtà”, L’ex minstro Martelli specifica, all’agenzia Ansa, le dichiarazioni rilasciate ieri sera ad “Annozero”. “Non è la prima volta che parlo di questo episodio – continua l’ex ministro – In passato ne feci già cenno in due distinte interviste a quotidiani”.
Martelli separa nettamente i magistrati, come Falcone e Borsellino, “veri eroi di questo Stato”, dai “funzionari sleali o dirigenti che hanno compiuto veri e propri abusi, fosse anche in buona fede”. E spiega: “Il Ros non aveva alcun titolo per intavolare un’azione di persuasione. Insomma, nessun titolo per interloquire in quel modo”. Questo perché era stata costituita la Dia (Direzione investigativa Antimafia), “un servizio speciale integrato da vecchi servizi dei vari corpi di polizia. Spettava, ovviamente, alla Dia un compito del genere e non al Ros”.
Martelli si spinge a interpretare gli eventi. Dietro l’iniziativa dell’allora vicecomandante del Ros dei carabinieri Mario Mori e del capitano De Donno ci sarebbe stata una forma di presunzione del tipo “ora ve lo facciamo vedere noi come si combatte la mafia. Chi parla di trattativa tra Stato, inteso come governo, e mafia deforma la realtà – ribadisce – Stato sono anche quei prefetti, forze dell’ordine e quant’altro che non sorvegliarono la casa della madre del giudice Borsellino. E, dunque, si tratta di una responsabilità ancora più grave di quella che si assunsero Mori e De Donno”.