Dia confisca beni per 65 milioni di euro a tre imprenditore di Gela

Gela, maxi-confisca da 65 milioni di euro a tre imprenditori NOMI

Rivenditori di auto di lusso ritenuti vicini alla famiglia mafiosa dei Rinzivillo

CALTANISSETTA – Va in confisca un impero economico da 65 milioni di euro, composto da concessionarie di automobili e società immobiliari. Il provvedimento, chiesto dalla Procura di Caltanissetta ed emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale, colpisce i fratelli Francesco Antonio Luca, 67 anni, e Salvatore Luca, 72 anni, e il quarantasettenne figlio di quest’ultimo, Rocco Luca.

I tre imprenditori sono attualmente imputati per concorso esterno in associazione mafiosa. Si tratta dei titolari della concessionaria “Lucauto” di Gela, molto nota nella Sicilia orientale per il suo parco di lusso. Avrebbero riciclato nelle loro attività i soldi della famiglia mafiosa dei Rinzivillo. Si parla di una cifra iniziale di un miliardo di lire.

I rapporti con i catanesi

Il provvedimento, eseguito dalla guardia di finanza di Caltanissetta, è stato preceduto nel 2021 dal sequestro degli stessi beni. I contatti dei Luca con la criminalità organizzata si sarebbero estesi alle famiglie mafiose di Catania Mazzei (detti i Carcagnusi), Carateddi e Santapaola. Agli atti del processo penale ci sono le informative del Gico della guardia di finanza. Nelle quali si legge che “… pur non essendo stabilmente inseriti nel sodalizio mafioso denominato ‘cosa nostra’ operante in Catania, Gela, Vittoria e territori limitrofi, concorrevano nell’associazione mafiosa suddetta contribuendo sistematicamente e consapevolmente alle attività ed al raggiungimento degli scopi di tale organizzazione mafiosa, e segnatamente della famiglia mafiosa di Gela (Rinzivillo ed Emmanuello)…”.

I beni e gli affari

I beni confiscati sono 9 società, 31 terreni a Gela, 186 fabbricati tra Gela, Marina di Ragusa e Vittoria, 23 rapporti bancari e finanziari, e polizze assicurative.

In passato la famiglia Luca denunciò di essere vittima del pizzo. Era il 2006 e fu avviata un’inchiesta per riciclaggio con l’aggravante di avere favorito Cosa Nostra. L’inchiesta fu archiviata in seguito alla collaborazione di Salvatore Luca, il quale aveva raccontato di avere subito estorsioni. Secondo gli investigatori, avrebbe solo tentato di accreditarsi come vittima della mafia.

Accanto al settore delle auto di lusso i Luca avrebbero sviluppato un mercato del credito irregolare, accaparrandosi una vasta platea di clienti. Il sistema prevedeva l’utilizzo di assegni postdatati per il pagamento delle auto che in caso di insolvenza sarebbero state recuperate e registrate fittiziamente come noleggi.


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