PALERMO – Una parente in coma da quasi un anno, il ricovero presso un centro ospedaliero a Sciacca, poi il trasferimento a Palermo, in una struttura privata Rsa e un calvario provocato da una raffica di cavilli burocratici. Assistere l’adorata zia, per Giovanna Analdi, che si è rivolta a LiveSicilia per raccontare l’amara vicenda, è diventata un’impresa. Al dolore per lo stato vegetativo in cui versa la donna di 69 anni si aggiunge quello alimentato da difficoltà quotidiane nel reperimento di tutto ciò che serve durante il ricovero nella struttura privata, dai pannoloni, alle traverse, fino alle sacche da letto ed i cateteri.
“E’ un posto in cui non manca nulla – dice Giovanna Analdi – non posso lamentarmi di niente. Il personale è eccezionale, la pulizia impeccabile, ma l’Asp non fornisce loro il materiale che occorre a mia zia e mi ritrovo, come una trottola, a dover recarmi più volte dal medico curante e poi all’Asp per inoltrare le richieste della fornitura. Richieste che da quando mia zia è ricoverata a Palermo, non sono mai state soddisfatte. Da marzo vengo puntualmente rispedita a casa da chi trovo allo sportello dell’ufficio in via Giorgio Arcoleo. Per un motivo o per un altro, sono sempre io a sborsare, di tasca mia, i soldi per acquistare il necessario in farmacia: ogni volta vedo calpestare la dignità di mia zia e la mia stessa. In un caso, l’addetta allo sportello ha chiesto la presenza della mia parente o di un figlio, visto che io sono la nipote acquisita. Le ho risposto che mia zia è in coma e lei ha controbattuto: “Ed io che ci posso fare?”. Frasi che trafiggono il cuore – prosegue Giovanna Analdi – e che mi scoraggiano”.
Al punto da inviare una lettera all’assessorato regionale alla Sanità lo scorso anno e di denunciare tutto alla polizia. “A quella mail non ho mai ricevuto risposta – aggiunge – ma la denuncia del disservizio che ho sporto in questura spero possa servire a cambiare le cose per mia zia e centinaia di altri pazienti che non hanno nemmeno un parente su cui contare”.
Giovanna Analdi descrive intere mattinate trascorse sotto il sole cocente di via Giorgio Arcoleo, ore di fila che si sono sempre concluse con un nulla di fatto. “Attese senza fine, in mezzo ad altre decine di persone. Una calca incredibile per chiedere cosa ci spetta di diritto. Ma l’ufficio poi chiude, il turno è sempre troppo lungo e l’indomani si riparte da zero. Mi chiedo – prosegue – come sia possibile che all’interno della stessa regione ci sia una differenza incredibile tra i vari centri Rsa. Ho saputo di una struttura in provincia di Agrigento in cui le forniture Asp arrivano puntualmente. Ma non posso trasferire mia zia lì, resterebbe sola. Ma non voglio credere che l’unica alternativa sia quella di pagare di tasca mia le prestazioni sanitarie che invece sono incluse nei 1600 euro mensili. Una cifra che la pensione della mia parente riesce a coprire a malapena, dopo una vita di lavoro”.
Ma una buona notizia arriva proprio dall’Asp, da cui precisano di essere a conoscenza dei disagi segnalati dalla signora Analdi. Viene infatti annunciata la fornitura diretta del materiale che occorre ai pazienti ricoverati nelle Rsa di Palermo e provincia, circa 280 persone. “In base alle segnalazioni ricevute è stato deciso che dal primo di ottobre tutte le strutture di Ricovero sanitario assistito accreditate e convenzionate riceveranno le forniture, pannoloni e traverse, dal magazzino dell’Asp, proprio come già avviene per le Rsa dell’Azienda Sanitaria Provinciale”.