"Lagalla è il candidato di Cuffaro, dimenticati Falcone e Borsellino"

“Lagalla è il candidato di Cuffaro, dimenticati Falcone e Borsellino”

L'attacco all'ex rettore. Bordate che lasciano il segno sulla campagna elettorale.
PALERMO 2022 - L'INTERVISTA A STEFANO SANTORO
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3 min di lettura

Avvocato Stefano Santoro, perché l’ha fatto? C’è un secondo fine?
“Assolutamente no, l’unico fine è il rispetto che devo a me stesso, alle mie idee e alla mia libertà. Non posso stare con Roberto Lagalla che è il candidato sindaco di Totò Cuffaro”.

Stefano Santoro è un brizzolato ragazzo di destra e dice che non ci sta. L’aveva già detto, per la verità, che lui non si converte al Lagallesimo, come prospettiva del centrodestra palermitano, e che non si candiderà tra le file dei meloniani per il consiglio comunale. Qui lo ripete e rincara la dose.

Insomma, l’ex rettore le sta proprio così antipatico?
“Ma quando mai! Personalmente non ho attriti e non ho astio nei suoi confronti. Il problema è un altro”.

Cioè?
“Fratelli d’Italia aveva la possibilità di costruire un magnifico percorso sulla scelta di Carolina Varchi, una giovane donna impegnata e capace. Perché questa opportunità sia stata gettata a mare è una circostanza che non ho capito”.

Un errore di valutazione di Giorgia Meloni?
“Penso che le cose le siano state raccontate male dai dirigenti siciliani. Io sono stato il primo ad affermare che quella di Carolina Varchi sarebbe stata un’ottima candidatura e quando la leader, a cui voglio bene e che stimo, ha detto le stesse cose sono stato legittimamente orgoglioso. Un nome forte, identitario e vincente. Poi la retromarcia”.

Vincente?
“Non c’è dubbio. Ho seguito Carolina nella sua breve campagna elettorale, ho visto come è entrata nel cuore della gente. Una donna che avrebbe ricevuto il consenso delle donne, anche a sinistra. Sarebbe stato un trionfo e avremmo spalancato le finestre, lasciando andare via l’aria di rinchiuso”.

Invece, secondo lei?
“Invece chi abbiamo? Lagalla, appunto, che tutto si può dire, fuorché che sia una novità. E, a sinistra, Franco Miceli, un gentiluomo, ma pure lui legato a schemi che sanno di stantio. Stiamo parlando, con tutto il rispetto, della sfida di due settantenni”.

Il professore Lagalla sarà un Orlando di destra, come mormora qualcuno?
“Leverei di destra. Per il resto, i profili coincidono, come ha riconosciuto lui stesso nella vostra intervista. L’ambiente cattocomunista è lo stesso. Ma sa cosa mi fa arrabbiare davvero?”.

Cosa?
“Ma come abbiamo potuto regalare, nel 2022, il protagonismo della nostra campagna elettorale a Totò Cuffaro? Roberto Lagalla è il candidato di Cuffaro che già l’avrebbe voluto in corsa per Palazzo d’Orleans alle elezioni vinte di Musumeci. E poi anche di Dell’Utri”.

Che, per la verità, ha espresso un’opinione, ma non è in campo.
“Certo, ma uno come Marcello Dell’Utri, con il suo peso, non parla mai a caso. Ha lanciato un messaggio politico nel momento in cui lo riteneva opportuno ed è un fatto che oggi il candidato sia l’uomo che lui stesso aveva indicato. Significa che il messaggio è arrivato forte e chiaro. Credo che l’ex rettore sia contento di avere Cuffaro al suo fianco, perché è utile alla sua causa, ma che un po’ se ne vergogni per le critiche che ha ricevuto. Lo arguisco da certe sue dichiarazioni, quando chiama in causa la macchina del fango e si lamenta delle strumentalizzazioni rispetto alla sua candidatura. E non credo che sia una buona notizia, nemmeno per Nello Musumeci”.

Perché?
“Perché vedrà che Cuffaro, con Lagalla e con Raffaele Lombardo, saranno tra quelli che gli metteranno più ostacoli per la ricandidatura. Non è gente che va sui giornali per queste cose come Gianfranco Miccichè. Però si muovono”.

Cuffaro sostiene di avere piena agibilità politica e di pensiero, pur non ricandidandosi, secondo le leggi e la Costituzione.
“Si figuri se io, che sono un avvocato, non la penso come lui. Ma la questione è il riconoscimento che ha ricevuto dal centrodestra. Guardi, sto veramente male se ci ripenso…”.

A cosa ripensa?
“Ai ragazzi di destra, e c’era Carolina Varchi, che protestavano e sfilavano con gli striscioni per chiedere le dimissioni del presidente Cuffaro dopo la condanna. Noi, che ci rispecchiamo negli ideali di Falcone e Borsellino, ora gli abbiamo fornito un lasciapassare politico”.

Un momento, avvocato, sta forse dicendo che, in questa circostanza, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono stati traditi?
“Dico soltanto che qualcuno si è dimenticato del loro esempio, pur continuando a evocarli”.


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