“Spiace registrare che, in seguito ad argomentazioni pretestuose, infondate e, nella migliore delle ipotesi, legate ad una disinformazione sulla natura del provvedimento, l’assessore Russo sia stato costretto a sospendere, in autotutela, l’efficacia del decreto con il quale sono stati determinati gli aggregati di spesa per le case di cura per l’anno 2011″.
“Nessun favoritismo nei confronti della case di cura ma solo mistificazioni su conti pubblici, su numeri facilmente riscontrabili sulla Gazzetta della Regione Siciliana – afferma Barbara Cittadini, presidente dell’Aiop Sicilia”.
L’Aiop ritiene infondate e risibili le affermazioni di quanti affermano che l’ospedalità privata sia passata indenne dai tagli previsti dal piano di rientro per il mondo sanitario regionale, affermando, anzi, che le case di cura abbiano visto incrementati i finanziamenti ricevuti dall’assessorato della Salute. Le case di cura, al contrario di quanto si legge in dichiarazioni faziose, che contraddicono il principio pitagorico secondo cui la proprietà dei numeri è la giustizia, nel 2007 avevano un finanziamento per la media ed alta specialità pari a 499 milioni di euro. Al termine del piano di rientro, nel 2009, questa somma si era ridotta a 442 milioni. Un taglio medio di 57 milioni di euro l’anno, applicato per un triennio, che ha messo in forte difficoltà strutture che avevano appena affrontato ingenti investimenti per l’adeguamento agli onerosi requisiti previsti per l’accreditamento istituzionale. Nel biennio 2010-2011 la Regione ha riconosciuto un fisiologico aumento degli aggregati destinati a tutti i comparti privati pari al 2% annuo, percentuale legata al tasso di inflazione. Lo stesso trattamento è stato riservato al comparto della specialistica convenzionata esterna. E’ di tutta evidenza come le case di cura non abbiano beneficiato di alcun favoritismo posto che, ancora oggi, rispetto ai finanziamenti ricevuti nel 2006, si registra un saldo negativo di 37 milioni di euro.
La possibilità prevista per l’ospedalità privata di erogare prestazioni di tipo ambulatoriale, strettamente connesse alle discipline già accreditate di ricovero, nasce dall’esigenza della Regione di assicurare la continuità assistenziale ai pazienti come previsto nei sistemi sanitari efficienti. Spiace che oggi sia sospesa l’efficacia di un provvedimento immaginato a garanzia di quei pazienti che oggi si confrontano con un’assistenza sanitaria frammentata ed un percorso di cura non integrato.
Quanto sopra, peraltro, avverrebbe senza incremento di budget per le strutture, e senza alcun costo per i pazienti che oggi, viceversa, si trovano costretti a dover affrontare disagi legati all’impossibilità di trovare, all’interno della struttura sanitaria alla quale si sono rivolti, una completa e compiuta risposta ai loro bisogni di salute o a doverla pagare. In sostanza, per la Regione non vi è alcun incremento di spesa, e per le case di cura non vi è alcun finanziamento aggiuntivo.
La determinazione assunta dalla Regione si ispira, dunque, a quell’etica della responsabilità, volta a garantire che il paziente e la sua domanda di salute, siano al centro del sistema sanitario. Risulta, pertanto, assai difficile – continua Barbara Cittadini – comprendere le anacronistiche argomentazioni di coloro i quali continuano a difendere pervicacemente un sistema che costringe i pazienti ad affrontare ingiustificati disagi ascrivibili ad una frammentazione dell’attività assistenziale, mentre sarebbe auspicabile ragionare in un ottica di sistema per sviluppare sinergie nella prospettiva di un miglioramento complessivo a vantaggio del paziente.”