PALERMO – Per le sezioni riunite della Corte dei Conti, il bilancio regionale desta “alcune preoccupazioni”. Inizia così la relazione con la quale oggi il presidente della Sezione, Maurizio Graffeo, ha illustrato alla commissione bilancio dell’Ars “alcuni focus che queste Sezioni ritengono di dover rappresentare con urgenza alla Commissione”.
E tra le preoccupazioni maggiori, lo stato della “cassa”. “La situazione di cassa, seppur migliorata rispetto al dato di fine esercizio 2013 (128 milioni di euro) registra, tuttavia, un continuo significativo trend discendente nel primo quadrimestre dell’anno in corso. Rispetto ai 1.254 milioni di euro al 31 gennaio 2014 (che, comunque, risentivano del blocco della spesa conseguente alla tardiva approvazione della legge di bilancio 2014 – avvenuta con la legge regionale numero 6 del 28 gennaio 2014, pubblicata in Gurs il successivo giorno 31), le giacenze di cassa regionale, infatti, diminuiscono da 842 milioni ed a 650 milioni rispettivamente a fine febbraio e a fine marzo”.
Tra l’altro, si legge sempre nella relazione della Corte, quelle somme vanno considerate quelle “effettivamente giacenti in cassa”, cioè “al lordo degli accantonamenti mensili per pignoramenti o per il pagamento del Servizio del debito, scontando i quali, nel trimestre febbraio-aprile, si perviene, invece agli importi rispettivamente pari a 690, 421 e 215 milioni di euro”. Cifre che secondo le Sezioni riunite sono “appena sufficienti a garantire il fabbisogno finanziario mensile”.
Ma ancora più preoccupante appare il giudizio della Corte sull’esercizio finanziario 2014. Nella sua relazione, il presidente Graffeo ricorda la pesante impugnativa del Commissario dello Stato alla Finanziaria “che ha in definitiva ‘cassato’ provvedimenti di spesa per un importo quantificabile in circa 440 milioni di euro”. E una “stoccata” è lanciata nei confronti del “laborioso iter di esame parlamentare” della cosiddetta “manovrina”, presentata dal governo – scrive sempre la Corte – “dopo varie riformulazioni e riscritture”. Un testo, però, che avrebbe risolto poco o nulla, secondo i magistrati contabili. Anzi. La manovrina “ha reso più evidente – si legge nella relazione – la situazione di incompletezza dello strumento contabile per l’esercizio 2014, per larghi aspetti non in equilibrio”.
Secondo la Corte, la sede più appropriata per verificare questi aspetti è il prossimo giudizio di parifica, ma “non si possono, tuttavia – scrive sempre la Corte – non esprimere fondati timori circa la tenuta e la sostenibilità dell’insieme di detti strumenti contabili alla luce del principio di equilibrio del bilancio recentemente elevato a rango costituzionale”.
Il fallimento delle società partecipate
Durissima la Corte, poi, sul tema delle società partecipate regionale. Aziende delle quali, fin dal proprio insediamento, il presidente Crocetta ha annunciato la chiusura. Mentre i fatti andrebbero in altra direzione. Le Sezioni riunite, infatti, hanno sottolineato “le dimensioni significative del fenomeno, un quadro complessivo di devianza da basilari principi di economicità e razionalità, la presenza di gravi criticità sui singoli aspetti esaminati. La Regione siciliana – prosegue la Corte nella sua relazione – è quella che detiene il maggior numero di partecipazioni societarie, ed in particolare di quelle totalmente pubbliche, nonché il primato per quanto riguarda i costi del personale”. Stando ai dati diffusi in allegato alla relazione, infatti, ecco saltare fuori un numero imbarazzante: dei circa 8.600 dipendenti delle società partecipate regionali in Italia, ben 3.328 lavorano nelle società siciliane.
I “soliti” residui attivi
Tra i crediti inesigibili, i cosiddetti residui attivi, una massa cartolare di 15,2 miliardi che da un decennio “droga” il bilancio della Regione ci sono 3,3 miliardi di “entrate tributarie fantasma” che secondo la Corte dei Conti “potrebbero dover essere cancellati, cumulativamente, nel corso del corrente anno o in quello successivo”. L’allarme emerge sempre dalla relazione che il presidente della Corte dei Conti-sezioni riunite, Maurizio Graffeo, ha depositato stamani in commissione Bilancio dell’Ars, nel corso di una audizione, cui hanno preso parte il governatore Rosario Crocetta, il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone e i dirigenti della Regione e dell’Assemblea che si occupano di bilancio. Per i giudici contabili “risulta di tutta evidenza come la problematica dei residui attivi si sposti, invero, sul piano della consistenza dei fondi destinati a compensare in un ottica di mantenimento dell’equilibrio finanziario, la cancellazione dei suddetti crediti”. Ed è in questo contesto che si inquadra l’accordo firmato con lo Stato, che coinvolge la Sicilia ma anche altre Regioni, che consente di spalmare la ‘copertura’ in dieci anni. Per renderlo operativo serve un’apposita norma regionale che recepisca il decreto legislativo 201 del 23 giugno del 2011 nella parte che riguarda proprio i conti pubblici. Il governo Crocetta proporrà la norma nella manovra bis da approvare entro il prossimo luglio. In base all’accordo con lo Stato, la Regione dunque dovrà trovare ogni anno, a partire dal 2015 e fino al 2025, oltre 300 milioni di coperture da destinare al fondo indisponibile a garanzia dei crediti inesigibili, fino al raggiungimento del plafond di 3,3 mld. L’ammontare dei crediti-erariali inesigibili è stato calcolato dal Dipartimento finanze e credito della Regione dopo avere acquisito i dati contabili dalla società Riscossione Sicilia Spa: si tratta di 740,3 milioni di crediti inferiori a 2 mila euro e 2,58 mln superiori a 2 mila euro.
La tranquillità del presidente
Nonostante i contenuti della relazione, il governatore Rosario Crocetta esprime massima tranquillità: “Credo che su alcuni passaggi – ha spiegato durante una pausa della Commissione bilancio – le Sezioni riunite non siano perfettamente informate. E io sono qui per informarli. Sulle società partecipate ad esempio abbiamo già fatto tanto, istituendo l’Ufficio speciale per le liquidazioni, ad esempio. Ma il nodo relativo a queste aziende non è tanto la situazione dei conti o del patrimonio, bensì quello relativo al personale. Vanno verificati gli effettivi bisogni, e gli eventuali esuberi andrebbero compensati dai pre-pensionamenti. Ma su questo tema servirà anche la collaborazione del governo centrale. Di certo – ha aggiunto Crocetta – non possiamo andare verso un licenziamento collettivo, ma dobbiamo semmai accelerare l’iter per la vendita ai privati di alcune di queste aziende”.
Sul “mancato equilibrio” del bilancio, sottolineato dalla Corte, il governatore spiega: “Questo è dovuto solo al fatto che non ci hanno consentito di approvare una manovra per tutto l’anno. Le troppe riscritture al ddl? Ce le ha imposte il parlamento. Comunque, la Finanziaria ‘vera’ è ormai pronta”. Nel frattempo, però, potrebbe arrivare il giudizio di parifica, più volte citato nella relazione di oggi della Corte dei Conti. “Preoccupato? Per niente – dice Crocetta – se hanno concesso la parifica ai vecchi bilanci, con buchi spaventosi, non vedo perché non dovrebbero concederlo al nostro. Sono molto fiducioso”.