La punizione: “Sono un deficiente”| Condanna per la professoressa

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15 Giugno 2012, 10:20

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Quel “sono un deficiente” fatto scrivere cento volte a un alunno le è costata una condanna. Ormai definitiva. La Cassazione ha confermato che Giuseppa Valido, 60 anni, insegnante palermitana di Lettere ormai in pensione, è colpevole per “abuso di mezzi di correzione”. Accolto, invece, il ricorso del difensore, l’avvocato Sergio Visconti, contro l’aggravante delle lesioni. L’insegnante non provocò alcun danno psicologico allo studente. La pena, dunque, scende da un mesi a venti giorni. Pena sospesa, naturalmente.

Il ragazzino, assieme a due coetanei, nel 2006, aveva impedito a un compagno di classe di entrare nel bagno dei maschi. “Non ti facciamo passare perché tu sei un gay”, era stata la motivazione. L’alunno era scoppiato in lacrime e la professoressa aveva deciso di punire il responsabile, obbligandolo a scrivere cento volte la frase “sono un deficiente” sul quaderno. La Valido preferisce non commentare la sentenza. Al suo legale ha detto, però, di essere molto amareggiata.

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La storia del processo non è stata lineare. Il 27 giugno 2007 il giudice per l’udienza preliminare aveva assolto l’imputata. Poi, il pubblico ministero e la parte civile fecero ricorso, puntando sulle le conseguenze psicologiche subite dal ragazzo. “Mai provate”, ha sostenuto il difensore. In appello era arrivata la condanna a un mese. Nelle motivazioni i giudici di secondo grado scrissero che il modo di agire della prof era stato “particolarmente afflittivo, umiliante davanti alla classe, trasmodante l’esercizio della funzione educativa”. Come dire, l’insegnante può punire il ragazzino per comportamenti scorretti, ma quella volta era andata oltre.

 

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15 Giugno 2012, 10:20

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