"Lampedusa, politica feroce con le mani sporche di sangue"

“Lampedusa, politica feroce con le mani sporche di sangue”

Le tragedie delle persone migranti. Parla l'ex parroco.
INTERVISTA A DON CARMELO LA MAGRA
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2 min di lettura

Padre Carmelo, ripensa mai a Lampedusa?
“Sempre. E osservo con attenzione quello che succede. Una volta che sei stato lì, non ti allontani mai veramente. Sei presente, in ogni momento”.

Don Carmelo La Magra (nella foto d’archivio con Papa Francesco), prima del suo trasferimento a Racalmuto, era il parroco di Lampedusa. L’isola, con le sue notizie del disastro, è come il mare che la circonda. Ci possono essere attimi di finta bonaccia e altri di tempesta, quando la tragedia delle persone migranti si manifesta con tutto il suo immenso dolore. Questo è il tempo delle onde altissime.

Le ultime storie sono tremende.
“Sì, parliamo di bambini morti. Non è diverso morire per gli adulti. Ma, quando muore un bambino, l’ingiustizia è profonda. L’infanzia è un segno di speranza. Se cessa di esistere, è il fallimento di tutti”.

In che direzione si sta andando, secondo lei?
“Credo che non si stia facendo niente di significativo, esattamente come in passato. Oggi, la politica al governo usa toni più feroci, dal punto di vista verbale. Ma tutta la politica, di ieri e di oggi, è colpevole”.

Perché?
“Tutti i partiti hanno le mani macchiate di sangue. Abbiamo rinnovato il patto con la Libia e siamo consapevoli di quello che succede laggiù. Continuiamo a sostenere cose indescrivibili, crimini contro l’umanità. E, invece, si criminalizzano le Ong”.

In che senso?
“Si scambia la soluzione con il problema. Le Ong non rappresentano un fattore di incoraggiamento dell’immigrazione, casomai fungono da simbolo e da bersaglio. In migliaia arrivano in modo autonomo. E, in modo autonomo, muoiono. E’ inaudito”.

Avverto la sua indignazione.
“Sì, perché è come se si desse la colpa dell’incidente stradale all’ambulanza che interviene. Le Ong sono un capro espiatorio. Chi parte, parte comunque”.

Tornerà a Lampedusa?
“Non come parroco, ma penso di sì. Spero di tornarci. Lì ho lasciato tante cose belle e tante cose difficili. Lampedusa è vicina”. (Roberto Puglisi)


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