PALERMO – A volte mi domando, leggendo le cronache, se ancora qualcuno pensa che sia possibile sconfiggere la mafia soltanto con il lavoro dei magistrati e le operazioni di polizia. Oppure con le passerelle nelle ricorrenze di politici e rappresentanti istituzionali spesso essi stessi collusi – non lo affermo io ma numerosi processi e migliaia di carte processuali – e comunque responsabili della condizione di sottosviluppo permanente in cui versa da decenni la Sicilia lasciando così all’anti-Stato criminale il controllo del territorio e la gestione dei bisogni e del degrado nelle nostre desolate periferie.
Da sperare, almeno, che la maggioranza dei cittadini abbia chiaro nella mente che sebbene parecchia strada sia stata percorsa dopo le stragi del ’92 e del ’93 tuttora minacciosa e intenta a riorganizzarsi è Cosa Nostra, pure con la complicità, diretta o esterna, di soggetti cosiddetti insospettabili appartenenti ai salotti buoni delle città siciliane. In fondo, come da migliore tradizione quando appunto i salotti buoni, specialmente negli anni ’60, ’70 e ’80 in mezzo alle guerre di mafia con centinaia di morti ammazzati e durante il vergognoso “Sacco di Palermo”, vedevano riunirsi boss, politici, burocrati, professionisti, ecclesiastici, imprenditori, poliziotti e magistrati.
La recente inchiesta della magistratura sul pizzo a Palermo e sui perversi collegamenti tra mafia, esponenti della borghesia palermitana e impresa – insieme alle indagini sul giro di droga tra i colletti bianchi che finanzia le casse dei capi-mandamento – la dice lunga sul fatto che mai potrà essere estirpato il cancro mafioso senza l’impegno quotidiano di tutti, ognuno nel proprio ambito di vita e di lavoro, a cominciare dai commercianti e dagli imprenditori che se rifiutassero l’imposizione del pizzo e del racket in maniera compatta porrebbero davvero, senza rischi personali, le basi per una progressiva e sicura estinzione della mafia.
L’abbiamo ripetutamente chiamata “l’antimafia diffusa”, dei comuni cittadini, quella senza fanfare, distintivi, telecamere e fotografi al seguito. L’antimafia, insomma, che attraverso l’assolvimento del proprio dovere, il rispetto della Costituzione e dei principi di legalità e solidarietà saprà regalare ai giovani, ai giovanissimi di oggi un futuro libero dalla sopraffazione violenta e sanguinaria dei padrini e dei loro sodali.