CATANIA – Il terremoto che sta scuotendo i vertici del Nuovo Centrodestra arriva dal cuore della provincia di Catania, Mineo, cittadina che alle ultime europee aveva baciato gli alfaniani con un consenso del 39%. In quelle contrade che portano alla piazza tirata a lucido dall’amministrazione comunale, anche le pietre, da quando nel 2011 è scattata l’emergenza migranti e il Centro rifugiati ha aperto i battenti, seguono Giuseppe Castiglione. Il braccio destro di Angelino Alfano, indagato “non avvisato” dopo la bocciatura dell’appalto 2014 dell’Anticorruzione, ha conquistato proprio tutti e l’arrivo dei migranti a Mineo è stato direttamente proporzionale all’aumento dei posti di lavoro per i cittadini e dei consensi alfaniani in tutto il circondario.
Il timone del Centro rifugiati di Mineo, meglio noto come Cara, mentre la barca sta per affondare, è stretto tra le mani di Anna Aloisi, sindaco di Mineo che presiede il cda del consorzio tra comuni Terre d’accoglienza, ente amministratore, grazie alla convenzione con la Prefettura, del centro. E proprio lei, la Aloisi, è stata “folgorata” da Castiglione: sino a pochi anni fa militava nel Partito democratico. E mentre si aggirava tra i corridoi del centrosinistra, era consulente del consorzio Sol.Calatino diretto da Paolo Ragusa. Per uno scherzo del destino oggi la Aloisi è passata con Ncd, amministra il centro di Mineo e Ragusa è titolare di una delle imprese che hanno vinto l’appalto finito nell’occhio del ciclone. Ma il ruolo di Castiglione, a guardare gli incartamenti finiti tra le mani dell’Anticorruzione, non si comprende. Bisogna leggere le intercettazioni dell’inchiesta Mondo di Mezzo (guarda sotto) e fare un passo indietro sino ad arrivare a quella calda estate del 2011, quando decine di migliaia di migranti approdavano sulle coste siciliane e scattava l’emergenza.
Castiglione era il presidente della Provincia di Catania e veniva nominato soggetto attuatore con il compito di gestire il Cara di Mineo. Pochi mesi dopo andava in scena la prima gara d’appalto.
PERDE CHI COSTA MENO. Nel 2012 si presentano due consorzi, il Sisifo e Connecting People. Il primo ottiene un punteggio tecnico di 70 e un punteggio economico di 20,29: il totale è 90,29. La Connecting People, invece, parte con un 57 nel punteggio tecnico, ma offre un prezzo più basso di dieci euro per ciascun migrante al giorno: un risparmio di diversi milioni di euro, per questo ottiene un 30 nel punteggio economico, ma non basta. Connecting totalizza 87 punti e viene esclusa per aver “presentato un’offerta anormalmente bassa”. Giuseppe Castiglione, nella qualità di soggetto attuatore dell’emergenza migranti, aggiudica l’appalto al consorzio Sisifo, che aveva predisposto l’offerta più onerosa per la gestione del Cara di Mineo, ma secondo Giovanni Ferrera, direttore generale del centro rifugiati, l’esclusione di Connecting non rappresenterebbe un’anomalia: “Il raggruppamento è stato escluso – spiega a Livesicilia Ferrera – perché non ha presentato giustificativi idonei rispetto ad un prezzo così basso, in pratica non hanno detto in che modo riuscivano a garantire i servizi a fronte di quell’importo”.
La vicenda è finita in Procura, a Catania, con un esposto dell’imprenditore Emanuele Ribaudo, amministratore della Cot Ristorazione, colosso da 24 milioni di euro di fatturato, che lamentava come il bando attribuisse 5 punti al raggruppamento in possesso di “un centro cottura nel raggio di 30 km dal Cara”. Una “violazione del principio di non discriminazione e di parità di trattamento contenuti nel codice dei contratti pubblici”. “Risultava decisivo – ha denunciato la Cot Ristorazione – ai fini dell’aggiudicazione della gara, il possesso da parte del raggruppamento Sisifo del centro di cottura posto ad una distanza inferiore a 30 chilometri dal Cara di Mineo, di fatto il possesso di tale requisito ha comportato l’aggiudicazione della gara ad un raggruppamento che aveva presentato una proposta economicamente molto meno vantaggiosa per la pubblica amministrazione. La scelta di questo vincitore -conclude la Cot- ha comportato un aggravio di spesa per la pubblica amministrazione pari a circa 20mila euro al giorno”.
CASA SISIFO. Il consorzio Sisifo, al quale Castiglione ha affidato la gestione del Cara di Mineo, a Catania ha sede in un appartamento preso in locazione dall’onorevole Giovani La Via del Nuovo Centrodestra. L’eurodeputato alfaniano ha replicato sottolineando di non conoscere i titolari del consorzio Sisifo, che avrebbero preso in locazione l’immobile soltanto attraverso l’intermediazione di un’agenzia immobiliare.
L’APPALTO 2014 E ODEVAINE. Nella nuova gara entra in scena Luca Odevaine, quale componente della commissione di valutazione. Odevaine è ritenuto dalla Procura di Roma uomo chiave del sistema Mafia Capitale. Gli investigatori lo hanno intercettato mentre si vantava di essere in grado di orientare i flussi dei migranti, un fiume di soldi gestito dal ministero dell’Interno attraverso le prefetture. Odevaine ha anche sostenuto, mentre le cimici registravano, di aver partecipato ad un pranzo con Giuseppe Castiglione; una “sedia vuota”, sarebbe stata riservata all’imprenditore che doveva vincere la gara. Ricostruzione “fantasiosa” secondo Castiglione, che pochi anni prima aveva designato, da presidente dell’Unione province italiane, proprio Odevaine quale componente del tavolo nazionale dell’immigrazione. “L’ho fatto – ha ribadito più volte Castiglione – soltanto per il suo curriculum di altissimo spessore”.
L’AGGIUDICAZIONE. Il numero dei migranti ospitati nel Cara di Mineo è passato da 2mila a 4mila, “nonostante questo – sottolinea il direttore generale Giovanni Ferrera – non abbiamo modificato i requisiti necessari per l’aggiudicazione dell’appalto”. In pratica, il numero di pasti minimo che un’impresa doveva dimostrare di aver già garantito, è rimasto di 2mila al giorno. A questo si aggiunge che per l’aggiudicazione dell’appalto era necessario “aver gestito più di una struttura di accoglienza negli ultimi tre anni e almeno una con un numero di migranti superiore a 1.500 giornalieri e aver gestito acquedotti destinati al consumo umano per un numero di utenti pari a 3.000 unità”. Durante l’indizione della gara d’appalto, Castiglione non ha avuto alcun ruolo burocratico, a guidare il consorzio Terre d’Accoglienza è stato il sindaco di Mineo Anna Aloisi, del Nuovo centrodestra. L’appalto è stato aggiudicato alle stesse imprese che avevano vinto nel 2012 (Senis Hospes, Sol Calatino, Sisifo, Cascina Global service, Pizzarotti, Comitato Provinciale della Croce Rossa di Catania) rappresentate, come capofila, dalle Cooperative sociali Casa della solidarietà: l’importo è di 97milioni di euro per 3 anni. La Cot Ristorazione di Emanuele Ribaudo è stata esclusa nuovamente “per l’assenza dei requisiti di partecipazione -si legge nel verbale di gara- per il mancato inserimento nella busta A dei documenti richiesti a pena di esclusione nell’Avviso pubblico e per il mancato inserimento nella busta B, aperta solo per attestarne il contenuto, dell’offerta tecnica”.
Ribaudo è passato al contrattacco e ha denunciato tutto all’Autorità Anticorruzione di Raffaele Cantone, che si è pronunciata pochi giorni addietro, ritenendo l’appalto “in contrasto con i principi di concorrenza, proporzionalità, trasparenza, imparzialità e economicità”. Cantone ha inviato gli atti in Procura e Giuseppe Castiglione insieme ad altri dieci, è stato iscritto sul registro degli indagati. Un atto dovuto, sembrerebbe, nessun avviso di garanzia è stato notificato e per questo, ogni considerazione dovrebbe restare sospesa.