PALERMO – Almeno quattro assessori regionali dovranno essere donna. È solo una delle norme contenute nel disegno di legge statutaria incardinata ieri all’Ars, una legge che si occupa di regolare, in modo più approfondito rispetto allo Statuto, i rapporti fra il governo e l’Assemblea regionale siciliana e di normare alcune fasi della vita dell’esecutivo.
Il tenore della norma sulla rappresentanza di entrambi i sessi, in realtà, è diverso e prevede che “ogni genere sia rappresentato in misura non inferiore ad un terzo”. Se si considera che nell’attuale giunta su tredici componenti solo una è donna, però, è facile concludere anche che il sesso meno rappresentato è proprio quello femminile.
Con l’approvazione della legge, però, il presidente della Regione Nello Musumeci non sarà costretto al rimpasto per aumentare le quote rosa nel suo governo. Le norme saranno efficaci a partire dalla prossima legislatura.
E così all’attuale governatore non toccherà adeguarsi a un’altra norma che, se già in vigore, lo avrebbe costretto a rinunciare presto al suo interim ai Beni culturali. L’articolo sette del ddl, infatti, propone che nel caso in cui, per qualsiasi ragione, un assessorato rimanga senza titolare il governatore debba provvedere alla nomina del nuovo assessore entro i 15 giorni successivi “per imporre – così si legge nella relazione al ddl – al più presto la ricostituzione della giunta”.
Sul tema, si diceva, proprio Musumeci ha operato diversamente. Quanto ai Beni Culturali, il governatore ha, infatti, comunicato che deterrà l’interim di assessore fino all’anniversario della tragica scomparsa del suo predecessore Sebastiano Tusa. Ma anche in passato il tempo di nomina del nuovo assessore è stato più lungo dei quindici giorni. La nomina di Alberto Pierobon ad assessore ai Rifiuti è arrivata dopo due mesi dalle dimissioni di Vincenzo Figuccia mentre la successione fra Manlio Messina e Sandro Pappalardo all’assessorato al Turismo è arrivata dopo un mese. Ma quella norma, come detto, ancora non esiste. Quindi tutto regolare.
Le novità però non finiscono qui. Si prevede che gli assessori debbano riferire alle commissioni permanenti dell’Ars ogni anno esponendo lo stato di attuazione del programma, delle leggi approvate e degli atti di indirizzo della stessa Commissione. Il testo regola anche i requisiti per diventare assessore: vigeranno le stesse regole che ci sono per l’incompatibilità, ineleggibilità e incandidabilità dei deputati. Inoltre, viene regolata la procedura della censura verso gli assessori. Quando l’Ars voterà l’equivalente della mozione di sfiducia, infatti, il presidente della Regione dovrà riferire in aula la sua decisione motivando le ragioni dell’eventuale mancata rimozione.
“La legge – spiega Elvira Amata, deputata di Fratelli d’Italia e presidente della commissione Statuto all’Ars – regola le procedure di alcune norme dello Statuto. Il suo contenuto è quasi d’attuazione delle norme statutarie. La commissione ha fatto un grande lavoro. Gli emendamenti migliorativi sono sempre ben accetti anche se credo che ci troviamo già di fronte a un testo ottimo”. Il testo è stato “ripescato” da quelli approvati dalla Commissione nella scorsa legislatura e raccoglie alcune istanze proposte dal Movimento 5 stelle con un altro ddl. Dovrebbe così avere una condivisione bipartisan.
Il testo si occupa anche della cessazione del mandato del Presidente della Regione e della procedura dell’autoscioglimento dell’Ars. In entrambi i casi si tratta di articoli che definiscono le procedure. L’inquilino di Palazzo d’Orleans dovrà presentare le dimissioni al presidente dell’Ars che entro cinque giorni dichiarerà con un decreto la fine della legislatura. Le elezioni dovranno tenersi entro tre mesi dalla fine del mandato. In questo periodo di tempo l’incarico di Presidente della Regione sarà svolto o dal vicepresidente o dall’assessore più anziano per età. L’autoscioglimento dell’Ars si verifica invece con le dimissioni contemporanee della maggioranza dei deputati. Questo atto dei deputati è irrevocabile. Prima di chiudere i battenti per nuove elezione, all’Ars sarà consentito riunirsi per un dibattito. La convocazione dei comizi elettorali però, in questo caso, sarà fatta dal Presidente della Regione.
Salta, invece, per decisione della Conferenza dei capigruppo, la previsione che all’Ars si possa votare con il voto bloccato e cioè con un voto unico su un ddl senza emendamenti o con gli emendamenti accettati dal governo. Questa previsione era stata prevista per accelerare la votazione, evitando l’uso dei maxiemendamenti, per i principali documenti finanziari e per i ddl previsti nel Defr, il documento di economia e finanza regionale. La finalità era quella di consentire che il governo possa portare avanti il proprio programma ma i presidenti dei gruppi parlamentari hanno deciso di stralciare la norma.
Adesso i deputati hanno tempo per presentare gli emendamenti. Poi potrebbe essere discusso. Il condizionale stavolta è d’obbligo. Mentre mancano 23 giorni al Giudizio di parifica, momento dopo il quale si aprirà un tour de force per l’approvazione dei documenti finanziari, a Sala d’Ercole aspettano d’essere approvati quattro ddl: la riforma della Formazione professionale, il taglio dei vitalizi, la legge sulle lobby e la riforma dei Rifiuti.