ROMA – “Se qualcuno immagina che dopo la sentenza di ieri ci arrendiamo, si sbaglia di grosso. Il processo su quella che voi chiamate trattativa c’è e resta, si fa e si farà. Ci possono minacciare, intimidire, entrare in casa come pure è avvenuto, ma non servirà a niente. Ci devono ammazzare”. Lo dice in un’intervista al Corriere della Sera il procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi, pubblica accusa insieme al pm Nino Di Matteo, a proposito dell’assoluzione del generale dei carabinieri Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu dall’accusa di favoreggiamento aggravato alla mafia.
“Sento che intorno a questa vicenda non c’è la voglia di capire come sono andati i fatti, bensì disagio, imbarazzo, paura – aggiunge -. E non solo da parte degli imputati. Abbiamo capito che c’è una guerra psicologica contro di noi, vincerà chi ha le corna più dure”. Il tribunale “ha fatto una valutazione negativa della nostra impostazione che non è definitiva – precisa -, però ha stabilito che i fatti c’erano, non considerandoli reati. Quando leggeremo le motivazioni della sentenza sono sicuro che troveremo elementi utili anche per l’altro processo, che dovreste smettere di chiamare sulla ‘trattativa’” ma piuttosto su “ricatto, estorsione; la minaccia di omicidi e stragi per ottenere benefici. È ciò che abbiamo contestato agli imputati, e non è concepibile che qualche professore confonda l’articolo 338 del codice penale con una trattativa, solo sulla base di una memoria riassuntiva scritta in fretta e furia dalla Procura”.