CATANIA – Ancora una condanna per Andrea Nizza, il giovane boss di Cosa nostra finito al 41 bis dopo due anni di latitanza. Questa volta si tratta di una sentenza di secondo grado della Corte d’Appello di Catania. Il collegio presieduto da Salvatore Costa ha riformato la sentenza di primo grado rideterminando la pena, in continuazione con un’altra condanna, a 22 anni e 11 mesi. Alla sbarra insieme al narcotrafficante, difeso dagli avvocati Francesco Strano Tagliareni e Salvo Pace, uno dei suoi fiancheggiatori, Filippo Scordino che è stato condannato a 2 anni e 9 mesi di carcere.
IL POTERE MILITARE DEL BOSS. A Librino non ci sarebbe stata possibilità di ribellarsi alle richieste di Andrea Nizza. Fin quando, almeno, era lui ad avere le redini del potere criminale nel quartiere di cemento e stradoni. E’ il 2014, prima della sua latitanza, prima che il fratello Fabrizio diventasse pentito, prima di una lunga serie di sentenze di condanna. Prima che la giustizia terra bruciata attorno a lui Andrea sarebbe riuscito a mettere sotto scacco una buona parte della “città satellite” grazie alla forza militare delle armi. Chi non eseguiva gli ordini rischiava pesanti punizioni. Lo sa bene un imprenditore che sarebbe stato massacrato a bastonate per un prestito non saldato al boss e costretto a cedergli diversi immobili, tra cui una villa a Mascalucia.
Parlavamo di armi. Andrea Nizza ne aveva a disposizione un intero arsenale composto da pistole, kalashinkov, mitragliatori, cartucce e pallottole. Armi da guerra che sono state scovate dai carabinieri a settembre del 2014 grazie alle precise indicazioni del pentito Davide Seminara, il suo ex autista per intenderci.
CRIMINE, “VIZIO” DI FAMIGLIA. Nizza è l’ultimo rampollo di una famiglia dedita al crimine. Su sei fratelli solo uno ha scelto un lavoro onesto e non è finito nelle carte di un’indagine giudiziaria. Fabrizio e Daniele Nizza, uomini d’onore nel 2007, sono stati i capi della droga rispettivamente di Librino e San Cristoforo per lungo tempo. Daniele ha deciso anche di costruirci la sua casa in via Stella Polare, centro dello spaccio di San Cristoforo. Ad imitarlo il fratello Salvatore, finito in manette da qualche mese nel blitz Polaris dei Carabinieri. Chiude il cerchio Giovanni, detto “Banana”.
LA SENTENZA. La Corte d’Appello di Catania, dunque, ha riformato la sentenza di primo grado nei confronti del narcotrafficante catanese e ha rideterminato la pena in 22 anni e 11 mesi di carcere in continuazione del verdetto (ormai diventato definitivo) del processo Fiori Bianchi. I giudici di secondo grado hanno quindi accolto il ricorso presentato dalla Procura dopo che in primo grado Nizza e Filippo Scordino erano stati assolti dall’accusa di tentata estorsione e condannati rispettivamente a 17 anni e 2 anno. Inoltre la Corte d’Appello presieduta da Costa ha condannato Andrea Nizza al risarcimento del danno in favore del Comune di Mascalucia, liquidato in 5000 euro. Entrambi gli imputati sono stati condannati alla refusione delle spese sostenute dalle parti civili. I giudici depositeranno le motivazioni tra 45 giorni.