PALERMO – È la tarda serata dello scorso giovedì 4 settembre. I poliziotti si avvicinano ad un gruppetto di persone che staziona davanti al porticciolo di Sant’Erasmo.
Durante la procedura di identificazione due di loro, i fratelli Michelangelo e Antonino Serio, che hanno già dato segni di nervosismo, consegnano due pistole: una calibro 7.65 con tre colpi nel caricatore e un revolver calibro 38 scarico (i proiettili li aveva in tasca uno dei fratelli) con la matricola abrasa.
I due vengono fermati per le armi, ma gli investigatori ritengono che ci sia un collegamento con il tentato omicidio di Antonino Madonia, raggiunto al fianco da uno dei cinque proiettili esplosi un paio d’ore prima in via Giovanni Naso, a Ballarò.
“Le armi? Mi devo difendere”
Nel corso dell’interrogatorio di garanzia Michelangelo Serio si avvale della facoltà di non rispondere. Il fratello, invece, collega il possesso dell’arma al suo “lavoro” abusivo. Dice di essere una sorta di guardiano delle bancarelle del mercato. Va in giro armato, aggiunge, perché Ballarò ormai è un posto pericoloso. Colpa soprattutto dei “nigeriani”, tanto che “anche i bambini hanno una pistola” perché nel quartiere ci si deve difendere.
Una storia di tradimenti e offese
Il giudice per le indagini preliminari Emanuele Bencivinni ha convalidato l’arresto. Per i due indagati, difesi dagli avvocati Giovanni Restivo e Concetta Rubino, sono stati disposti gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico per il possesso e il porto delle armi clandestine. Hanno dei precedenti per rapina e spaccio di droga.
Si indaga ancora per trovare conferme sul collegamento con il tentato omicidio di Madonia. Si scava nella parentela con boss che contano a Porta Nuova, ma è la pista delle questioni d’onore che viene privilegiata. Nel 2025 c’è chi spara per un tradimento e qualche commento di troppo.

