"Spese di rappresentanza" | La verità di Giulia Adamo - Live Sicilia

“Spese di rappresentanza” | La verità di Giulia Adamo

La conferenza stampa di Giulia Adamo

Conferenza stampa dell'ex deputato regionale e attuale sindaco di Marsala, indagata nell'inchiesta sulle spese folli al parlamento regionale. La borsa sarebbe stata regalata alla proprietaria di un edificio storico di Palermo che aveva ospitato un convegno rinunciando a percepire l'affitto dello stabile. La coppa d'argento regalata per le nozze del figlio dell'ex assessore Nino Strano? "Era un regalo del gruppo. Se non si vuole che siano spesi questi soldi, nemmeno per l'attività politica, allora non dateli".

l'inchiesta dell'ars
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PALERMO – Da un lato “benedice” l’inchiesta sulle spese dell’Ars (“porterà più controllo sul denaro pubblico”). Dall’altro si dice “addolorata per l’ondata di fango” che le è finita addosso e che “credo di non meritare”. E fa anche autocritica a nome dell’intera classe politica che “non è capace di organizzarsi quando non ci sono regole”. Salvo poi puntualizzare, e più volte, che lei è ormai un ex onorevole. Ha scelto di lasciare il mondo dell’Ars e di fare il sindaco “nonostante sia stata sempre la prima eletta in provincia di Trapani e con partiti diversi”

Giulia Adamo convoca i giornalisti nella sala di un albergo palermitano per respingere l’accusa di avere sperperato il denaro assegnato al gruppo parlamentare. Anzi, nel suo caso si tratta di più gruppi, visto che la Adamo ha presieduto quelli dell’Udc, del Misto e del Pdl Sicilia. Ecco spiegato perché ha ricevuto il più corposo fra gli avvisi a comparire recapitati a metà gennaio. Sono tredici in tutto. Per tutti i capigruppo l’accusa è peculato.

La Adamo si presenta con alcuni appunti. Vuole chiarire punto per punto le ipotesi di reato che le vengono contestate. Lo fa, dice, per una questione di “rispetto, lo so che di questi tempi è una cosa fuori moda, ma che volete sono una signora di una certa età”.

Innanzitutto precisa che, non considerando la voce dipendenti, in tutto le spese per le quali è finita nel registro degli indagati “ammontano a 5480 euro e sono tutte spese di rappresentanza”. Poi, entra nel dettaglio, partendo da quella che, per certi versi, è diventata la spesa simbolo dell’inchiesta. E cioè i 400 euro utilizzati per comprare una borsa Louis Vuitton. La Adamo racconta che “dovevamo organizzare un convegno tra due gruppi politici per rilanciare l’attività del governo Lombardo. Avremmo dovuto affittare una sala a Palermo ed invece una signora ha messo a disposizione il suo palazzo nel centro storico. A quel punto abbiamo voluto farle un regalo. Sarebbe stato improprio se i 400 euro li avessi sborsati io a titolo personale”.

Poi, affronta la questione dei dipendenti. La fetta più consistente dei soldi sono stati spesi per il personale del gruppo: “Pensare che io o un qualsiasi altro capogruppo possiamo preparare le buste paga è assurdo. Al gruppo Misto, per esempio, abbiamo scelto il consulente del lavoro per le buste paga, ho scelto quello che lavorava per altri gruppi. Non lo conosco, l’ho visto forse due volte nella mia vita”.

Tra le carte dell’inchiesta erano spuntati pure circa 7 mila euro in contanti transitati dal conto corrente del gruppo a quello personale dell’ex onorevole: “Erano soldi che mi spettavano e che avevo anticipato”. E aggiunge: “Negli anni in cui sono stata capo dei diversi gruppi non ho mai usufruito del 10% che spetta ai capigruppo”.

E poi ci sono i soldi, migliaia di euro, che la Adamo autorizzava in uscita in favore dei colleghi parlamentari: “Erano soldi che servivano per la politica. Non è scorretto chiederli, io non l’ho fatto per me, ma ripeto non era scorretto. E poi io non ero il capo degli altri, ero solo il portavoce, non potevo controllare i conti. Si faccia una legge che impone la rendicontazione di tutto”. Un concetto che la Adamo ripeterà più volte durante la conferenza stampa. Della serie: tutto ciò che è stato fatto sarebbe avvenuto, sempre e comunque, nel rispetto delle norme: “Se si assegna una grossa somma ad un gruppo, è normale che si spendano i soldi per rappresentanza e per attività politica. Facciamo una legge, sono d’accordo, ma allora questa legge non c’era e i soldi venivano spesi”.

Di parere opposto i pubblici ministeri, secondo cui, la stragrande maggioranza delle spese di tutti i gruppi parlamentari, non solo quelli di cui la Adamo era leader, non sarebbe giustificata sia perché – nel caso di quelle che rientravano nell’attività istituzionale – mancherebbero moltissime pezze d’appoggio, sia perché altre spese con la l’attività del gruppo nulla avevano a che spartire. Facendo riferimento all’interrogatorio dei giorni scorsi davanti ai pm Sergio Demontis, Maurizio Agnello e Luca Battinieri, il sindaco di Marsala ha spiegato anche le spese per altri regali. Regali di nozze, per la precisione, omaggiati al figlio dell’ex assessore Nino Strano e al figlio di un dipendente. Anche queste vengono catalogate dalla Adamo alla voce “rappresentanza”. E fa un esempio: “Sicuramente se non ci fosse stata questa inchiesta avrei regalato a Natale scorso una cassetta di vino, a spese del Comune, all’assessore Dario Cartabellotta per il suo impegno per Marsala Città europea del vino. Avrei ovviamente potuto farlo anche a spese mie, vi assicuro che me lo posso permettere, ma non avrebbe avuto senso, non sarebbe stato opportuno”.

Adamo ha inoltre assicurato che i 2.500 euro per una cena che le vengono contestati sono i soldi  per un rinfresco organizzato in concomitanza con la nascita del gruppo. “Non ho preso soldi per campagne elettorali – ha spiegato – come hanno fatto altri miei colleghi, cosa comunque lecita perché sono i membri del gruppo che organizzano o partecipano a determinati eventi. Del resto se non possono essere fatti convegni politici, a che servono questi soldi? Devono essere utilizzati per le mutande colorate?”. Lo dice per esprimere un concetto già sostenuto da altri capigruppo: in Sicilia non sono venuti a galla gli scandali che hanno travolto altre regioni italiane.

C’è la contestazione di una spesa che infastidisce la Adamo più di altre. Si tratta dei soldi per un volo a Bruxelles “dove eravamo andati, io e l’onorevole Scilla, per una battaglia nell’interesse degli agricoltori. Eravamo lì per fare riconoscere alla Sicilia trenta milioni di fondi per i danni provocati dalla peronospera”.

 


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