PALERMO – Non ci sono solo le sorelle Giusy e Antonina Vitale. Altre donne avrebbero contribuito alla grande macchina della droga. Grazie al loro contributo, più o meno grande, Partinico sarebbe diventato ruolo strategico dei traffici di marijuana e cocaina. TUTTE LE FOTO DEGLI ARRESTATI
Lavorano fianco a fianco con gli uomini, se è necessario si sporcano le mani confezionando le dosi che spacciano. La parità di genere è una realtà nel mondo della droga.
Giusy Vitale fu la prima donna boss ad essersi pentita. Avrebbe gestito gli affari dalla località dove viveva sotto protezione. Antonina Vitale avrebbe dato una grossa mano di aiuto al figlio Michele Casarrubia. Nelle parole della donna c’è la grande stima, una sorta di venerazione per il fratello capomafia Leonardo.
Persona “dal cuore enorme”, lo definiva. Più pragmatico era il fratello Vito: “Omi di sordi (uomo dei soldi). Scarsa, invece era la stima che Antonina provava nei confronti di Giusy. La collaborazione con la giustizia era una macchia, ma non grave fino al punto da compromettere per sempre i loro rapporti.
La storia della droga a Partinico è una storia di famiglia. Di donne trascinate nei guai per seguire i figli e i mariti. Come è accaduto all’altra figlia di Antonia Vitale, Rosy Casarrubia, che però ad un certo punto, quando fallì la trattativa per una fornitura con i Casamonica di Roma, avrebbe suggerito al fratello Michele di fidarsi del marito Yonuz Sheeshi, che tutti chiamano Elio, per trovare la cocaina.
E nei guai sono finite pure Maria Vaccaro, moglie di Michele Casarrubia, e Roberta La Fata che con l’uomo aveva un rapporto speciale tanto. Non è un caso che fu lei ad accompagnarlo all’incontro con i Casamonica organizzato dalla zia Giusy.
Antonina Vitale aveva la gestione della cassa e il quadro completo delle vendite. “Mi lasci con due chili di erba, mi lasci con novemila euro che deve dare a quello””, diceva mentre era intercettata. Ed ancora: “Settemila e sei più duecento di quello e di quello ottomila euro, ora questi di qua, dov’è? Questi di qua e i soldi di Michele e duecento mi deve dare Guarino e quattrocento di là al più presto, a metà, prima che finisce dicembre otto mila euro si devono andare a consegnare a quello”.
Altra famiglia, altri guai al femminile. Una delle cinque organizzazione scoperte dai carabinieri e dalla Dia, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia, sarebbe stata guidata dai fratelli Gioacchino e Raffaele Guida. Nell’elenco degli arrestati sono finite la madre dei Guida, Margherita Parisi, la sorella Maria e la moglie di Gioacchino, Roberta Pettinato.
Le donne sono importanti. Di loro gli uomini si fidano ciecamente. Grande fiducia ad esempio Michele Vitale riponeva in Maria Rita Santamaria. Quest’ultima non si sarebbe creata alcuno scrupolo a farsi recapitare i semi di cannabis, con cui allestire nuove piantagioni, all’Istituto tecnico commerciale di Partinico dove lavora come segretaria. Per la cronaca la scuola porta il nome del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, assassinato perché della vita aveva una visione diametralmente opposta a quella degli ottantuno arrestati nel blitz di ieri.