Le famiglie nel labirinto: così lo “zio” diventa killer - Live Sicilia

Le famiglie nel labirinto: così lo “zio” diventa killer

Un familiare che si trasforma in un assassino. Perché?
LA STRAGE DI LICATA
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“La società sì è incattivita, il livello di violenza quotidiana ha superato ogni limite. Dobbiamo recuperare i valori fondamentali, il senso del vivere civile e del rispetto degli altri e delle regole. Bisogna recuperare il senso della comunità e il valore della famiglia. Per questo bisogna lavorare a percorsi seri, con i più giovani di educazione ai sentimenti. È necessario mantenere i riflettori accesi su quelle che sono le cause scatenanti che portano a compiere questi atroci gesti”. Nelle parole di di Francesco Pira, professore associato di Sociologia dei processi culturali e comunicativi e delegato del Rettore alla Comunicazione Università degli studi di Messina, sulla strage che si è consumata a Licata, sgomento ma anche un appello affinché ci sia una maggiore responsabilità nei confronti dei figli. Giovani che presto saranno adulti e negli atti che faranno si rifletterà l’educazione che hanno ricevuto.

I fatti

La tragedia è avvenuta ieri in provincia di Agrigento. Un uomo ha ucciso quattro familiari tra cui un bambino di 11 anni e una ragazza di 15 anni e poi si è ucciso. Secondo la ricostruzione dell’episodio, le liti per la suddivisione dei beni di famiglia, centinaia e centinaia di ettari di terreno dove vengono coltivati carciofi e primaticci in serra come zucchine e pomodori, andavano avanti da qualche tempo, forse da anni. LEGGI ANCHE: Strage a Licata, fiori e messaggi nella scuola di Alessia

“Impossibile trovare qualcosa di razionale”

“È difficile dare un proprio pensiero su quanto accaduto – dice il sociologo – impossibile trovare qualcosa di razionale pur cercandola, peraltro in una famiglia di persone incensurate, autorizzate anche all’uso di armi. Sono tanti i perché. Ma soprattutto ci chiediamo perché uccidere anche una ragazza di 15 anni e un bambino di 11 anni? Certo non è la prima volta che per questioni di proprietà si uccide. Ma perché coinvolgere in un regolamento di conti anche i più piccoli. Perché far pagare loro un tributo di sangue. E allo stesso tempo perché non discutere invece di uccidere a bruciapelo il fratello e la moglie. Le due comunità scolastiche sono completamente distrutte, non si spiegano – aggiunge – perché due compagni di scuola senza una ragione, senza un qualcosa che possa essere razionalmente spiegato, sono stati uccisi. Mi dispiace anche per Licata – prosegue – una città dove i fatti di cronaca hanno sempre in qualche modo riguardato situazioni legate alla malavita, oggi si ritrova il peso di una strage per rabbia, per vendetta perché un’eredità non si riesce a dividere. È davvero difficile spiegare l’impatto sociale che questa tragedia può avere. Così com’è difficile – finisce Pira – commentare una tale strage che si poteva evitare se invece di far prevalere la rabbia, la cattiveria si fosse pensato anche al fatto che si distruggeva un’intera famiglia ma che soprattutto si spezzavano le vite di due giovani”. CONTINUA A LEGGERE SU LIVESICILIA


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