PALERMO – Le foto degli investigatori documentano i segreti della mafia. Il pentimento di Francesco Chiarello, uomo del racket a Borgo Vecchio, aveva costretto il clan a pigiare sull’acceleratore per garantire continuità.
Il mensile “S” in edicola dedica uno speciale, dal titolo “Spiati”, alla mafia palermitana. Arrestato un capo qualcuno deve essere pronto a subentrargli. È la regola principale dell’organizzazione. Chi resta fuori deve portare avanti gli affari, riscuotere il pizzo, pagare gli stipendi dei picciotti e garantire l’assistenza economica dei detenuti e delle loro famiglie.
I fratelli Tantillo, Domenico e Giuseppe, che al Borgo Vecchio detenevano il potere, erano certi di avere i giorni contati. Prima o poi li avrebbero arrestati. E così si attivarono per la successione.
Ecco come ricostruisce quei giorni Giuseppe Tantillo, che nel frattempo ha deciso di collaborare con la giustizia. Le sue dichiarazioni sono entrate a fare parte dell’ordinanza di custodia cautelare che il mese scorso ha raggiunto diciotto persone. A cominciare da Elio Ganci, indicato dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Palermo, come l’ultimo uomo forte della cosca.
Poi, ha aggiunto altri particolari sulla nomina di Ganci: “Noi avevamo domandato a lui se era disponibile, nel caso ci fossero stati arresti se lui era disponibile a proseguire diciamo questa…. l’estorsione, cioè la reggenza del Borgo Vecchio, in cui noi parlammo con Calcagno e in quanto ci portò un giorno a Di Giovanni…. a Gregorio Di Giovanni (già condannato per avere retto il mandamento di Porta Nuova, è uno degli scarcerati eccellenti per fine pena, ndr) in quanto si decise che Elio Ganci potesse gestire la famiglia del Borgo Vecchio. E ci fu un incontro, che ci siamo spostati al Bar Kentia”.
Davanti al Kentia di via Principe di Scordia c’era un gran viavai. E c’erano pure le telecamere dei carabinieri a filmare gli incontri di boss e picciotti del Borgo Vecchio. Sul mensile “S” in edicola tutte le foto.