Palermo, il "brigadiere" talpa nella "miniera d'oro" dei boss

Il “brigadiere” talpa nella “miniera d’oro”: le ultime parole dei boss

Le intercettazioni prima del blitz

PALERMO – Sono le ultime intercettazioni, finora inedite, prima che l’inchiesta sfociasse nella maxi retata dei 181. I carabinieri ascoltavano le voci dello Zen. Le voci di chi sarebbe stato presto arrestato e di chi è rimasto a piede libero.

Il mandamento di San Lorenzo, di cui lo Zen fa parte, era in subbuglio. Le soffiate sugli imminenti arresti circolavano con insistenza. Rileggendo le trascrizione dei dialoghi si cerca la chiave dell’esplosione di violenza nel quartiere palermitano.

Degrado e ricchezza

Da una parte il degrado, che si mostra in tutta la sua evidenza, dall’altra gli enormi interessi economici che restano sottotraccia. Sono le facce di una stessa medaglia. Lo Zen è terreno di scontro perché, a dispetto delle apparenze, è “una miniera d’oro”. Così la definivano gli indagati.

Il 16 agosto 2024 Paolo Lo Iacono, fra gli arrestati dell’11 febbraio scorso, dava disposizioni ad Angelo Maranzano, il cui nome non fa parte dell’elenco dei provvedimenti cautelari emessi dall’autorità giudiziaria: “Per ora c’è un problema… mi sono venuti a dire che ho la Dia di soprahanno cinquecento fotografie”.

“Una bomba che sta per scoppiare”

Il 3 settembre sempre Lo Iacono diceva a Francesco Stagno, pure lui arrestato con l’accusa di essere uno dei fedelissimi del capomafia di San Lorenzo, Nunzio Serio: “C’è una bomba che sta per scoppiare… si portano a tutti hai capito?… e stanno impostando le cose… hanno trecentosessanta cose già pronte… poi di nuovo Mimmo”. I sostituti erano pronti a prendere il posto di chi sarebbe stato arrestato, a cominciare dai fratelli Nunzio e Domenico Serio. Stavano “impostando” la nuova mappa del potere.

La soffiata del “brigadiere”

“Impegni a lungo termine non ne prendo più”, spiegava Stagno, cosciente che anche per lui le cose si mettevano male. Un altro arrestato, Mirko Lo Iacono, aveva saputo da una guardia penitenziaria di un imminente operazione antimafia: “Poco fa si è fatto il giro il brigadiere dice che devono fare qualche blitz a Palermo”. “Lo so, lo so”, rispondeva Lo Iacono.

Il 7 ottobre ci fu una riunione fra Massimiliano Vattiato (altro arrestato ndr), Francesco Stagno e Gaetano Ciaramitaro, che non è stato coinvolto nel blitz ma viene considerato negli atti dell’inchiesta “referente per droga e scommesse alla Marinella”.

La “squadra” e i ricambi

Droga, scommesse clandestine ed estorsioni. Girano parecchi soldi allo Zen e c’era fermento nonostante la paura dei blitz A settembre, cinque mesi prima che il preannunciato destino si materializzasse, Antonio Mazza faceva una proposta a Lo Iacono: “Perché non ci facciamo la nostra squadra?”. Ne voleva parlare “con Mimmo Serio”, ma non era prudente perché “fra poco arrestano a tutti”.

Ed ecco la frase che spiega perché con cadenza preoccupante allo Zen esplode la violenza. Sta accadendo in questi giorni con risse, fucilate, colpi di pistola e auto incendiate.

“Vedi che c’è una miniera d’oro”, diceva mazza a Lo Iacono, per gestire la quale dovevano organizzare “una squadra di sei persone”: Mazza, Lo Iacono, Mario Ferrazzano, Domenico Ciaramitaro (tutti coinvolti nel blitz), “Carmelo” e “il ragazzo”. Del pizzo si sarebbero occupati “due incensurati”. Sono le facce ancora sconosciute di chi ha preso in mano le redini mafiose allo Zen.


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