Le incoerenze del Bilancio:| ecco la relazione degli uffici dell'Ars - Live Sicilia

Le incoerenze del Bilancio:| ecco la relazione degli uffici dell’Ars

Con questo articolo completiamo l'analisi del bilancio 'cristallizzato' alla relazione del Servizio Bilancio dell'Assemblea regionale siciliana. Intanto ieri notte è stato approvato in commissione Bilancio un maxiemendamento del governo, intorno al quale sono emerse grandi spaccature, legate soprattutto ai temi della Sanità e dei fondi comunitari. Giulio Ambrosetti sta analizzando il nuovo documento, che sarà spunto di un nuovo articolo nelle prossime ore.
la quinta puntata sulla manovra finanziaria
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Un fatto è certo: molti capitoli del bilancio regionale di quest’anno – sempre che Roma non si ‘commuova’ e ‘cacci’ i soldi – subiranno dei decrementi dell’ordine del 40 per cento rispetto allo stanziamento originario dello stesso bilancio a legislazione vigente 2011 e, in alcuni casi, i tagli supereranno il 60 per cento. Da qui due domande: è possibile, in queste condizioni, gestire un bilancio? E la società siciliana, vista n tutte le sue articolazioni sociali, reggerà l’urto di un ‘cataclisma’ economico e finanziario di questa dimensioni? E’ in questo scenario che si inserisce la manovra finanziaria, argomento che trattiamo oggi. Una manovra che, numeri alla mano, determina, per gli esercizi finanziari 2011 e 2013, un peggioramento dei saldi rispetto a quelli a legislazione vigente.

La manovra contabile – “Nel difficile quadro descritto – si legge nella relazione del ‘Servizio Bilancio’ dell’Assemblea regionale siciliana – la manovra tende comunque a riequilibrare i dati del bilancio attraverso la contrazione dei livelli di spesa. Tuttavia, talune delle proposte elaborate dal governo presentano aspetti che questo Servizio ha ritenuto utile approfondire e su cui sarà opportuno chiedere chiarimenti in sede di istruttoria dei documenti finanziari”. Gli uffici del ‘Servizio Bilancio’ analizzano, così, cinque argomenti: l’elenco dei tagli allegato alla finanziaria; il fondo per le autonomie locali; il fondo sanitario regionale (di cui, bene o male, ci siamo occupati ieri); la formazione professionale; la forestazione.

L’elenco dei tagli – Qui gli uffici dell’assessorato all’Economia hanno commesso, come dire?, qualche errore di ‘sintassi costituzionale’. Lo scivolone è così marchiato che è quasi impossibile pensare che a commetterlo siano stati dei tecnici – quelli dell’assessorato all’Economia, per l’appunto – che le leggi di bilancio le conoscono bene (anche ‘troppo’ bene, considerata la proverbiale fantasia con la quale le padroneggiano, soprattutto in materia di entrate fantasiose). E’ molto più verosimile che gli stessi tecnici dell’assessorato, messi alle strette da una giunta regionale che sarà composta da tecnici, ma che non sembra, almeno in materia di contabilità, molto brillante, a un certo punto abbiano proceduto a tagliare anche là dove non si può tagliare alcunché. “Tagli di tale portata – scrivono gli uffici del ‘Servizio Bilancio’ – potrebbero rivelarsi non sostenibili, sotto il profilo finanziario, per i soggetti interessati (a subirli). Oltre alla questione della sostenibilità finanziaria – e qui arriva il ‘bello’ – occorre altresì valutare se tali decurtazioni, quando si riferiscono a capitoli di spesa che comportano, in base alla legislazione vigente, vincoli contrattuali o obblighi di altra natura per l’amministrazione regionale, possano essere operate direttamente, senza una previa modifica della normativa di riferimento. Infatti – si legge nell’impietosa relazione del ‘Servizio Bilancio’ dell’Ars – un diritto riconosciuto da una legge che, obbedendo al dettato costituzionale, reca la necessaria copertura, non viene meno nel caso in cui la quantificazione degli oneri non coincida con il costo effettivo. Anzi, la Corte Costituzionale ha affermato che, qualora la norma effettui una quantificazione che sottostimi i reali effetti finanziari, pur avendo tutti i dati per qualificarli esattamente, elude l’obbligo costituzionale della copertura e può, pertanto, essere dichiarata incostituzionale”.

Il fondo per le autonomie locali – La finanziaria stabilisce che la dotazione del fondo per le autonomie locali, a decorrere dall’esercizio 2011 (cioè a partire da quest’anno), sia commisurata ad una compartecipazione al gettito dell’Ire in misura pari all’8,2 per cento per i Comuni e allo 0,5 per cento per le Province, da determinare sulla base del riscosso in conto competenza affluito al bilancio della Regione nell’esercizio finanziario precedente. Tutto chiaro? Non esattamente. Scrivono infatti i funzionari del ‘Servizio Bilancio’ dell’Ars: “Tale meccanismo non tiene però conto del fatto che, in sede di compilazione del bilancio, il dato definitivo relativo al riscosso dell’anno precedente non è ancora disponibile, essendosi in fase di preconsuntivo”. Non solo: “Sembra, inoltre, opportuno verificare – insistono i puntuti funzionari del ‘Servizio Bilancio’ – se il nuovo sistema introdotto assicuri ai Comuni un livello di risorse sufficiente allo svolgimento delle funzioni amministrative di loro competenza”. C’è anche il rischio, insomma, che i Comuni, per quest’anno vengano ‘delicatamente’ invitati a ‘stringere la cinghia’. Chissà cosa ne pensano i sindaci dei Comuni dell’isola, già alle prese, tra precari e gestione dei rifiuti, con gravi problemi finanziari.

Nei giorni scorsi un lettore ci ha chiesto “notizie dettagliate” su un fondo di 74 milioni di euro tolto ai Comuni per finanziare la formazione professionale. Al nostro lettore – che a quanto pare lavora nel settore della formazione professionale – questo dato non risulta. Visto che stiamo affrontando il tema dei Comuni, per chiarezza di informazione, andiamo a leggere il testo della legge regionale approvata il 16 marzo di quest’anno. E’ la legge che ha prorogato ad aprile l’esercizio provvisorio. Poiché anche nel disegno di legge sull’esercizio provvisorio il legislatore siciliano ha la capacità di cimentarsi nelle leggi omnibus, all’articolo 1 leggiamo: “Misure inerenti al Piano regionale dell’offerta formativa 2011”. Ora i nostri lettori si confonderanno un po’ perché per ‘rapinare’ 74 milioni di euro ai Comuni il legislatore siciliano ricorre a una formula linguistica al cospetto della quale Eraclito l’oscuro risulterebbe un libro aperto: “L’autorizzazione di spesa prevista dall’articolo 8, comma 1, della legge regionale 30 gennaio 2006, n. 1, così come determinata dall’articolo 4, comma 1, della legge regionale 12 maggio 2010, n. 11, è ridotta, per l’esercizio finanziario 2011, di 74 migliaia di euro da destinare al finanziamento del Piano regionale dell’offerta formativa per l’anno 2011”.

Formazione professionale – “Il bilancio a legislazione vigente – si legge sempre nella relazione del ‘Servizio Bilancio’ – non stanzia alcuna risorsa nel triennio sul capitolo 717910 relativo al finanziamento dei corsi di formazione e addestramento professionale… Ciò in quanto il governo ha più volte affermato che, nel 2011, intende finanziare la formazione professionale attingendo esclusivamente alle risorse del Fondo sociale europeo (Fse). Occorre, però, osservare che il relativo capitolo 717917, che nel bilancio 2010 recava risorse per 42 mila migliaia di euro (42 milioni di euro ndr), nel disegno di legge risulta soppresso e non è rinvenibile alcun capitolo con analoga finalità per l’anno 2011. Bisogna, inoltre, valutare se tale scelta sia compatibile con le previsioni della legge regionale n. 24 del 1976, che individua una serie di criteri per la scelta degli enti di formazione cui concedere contributi regionali”.

Traduzione: per anni, grazie alla legge regionale n. 24 del 1976, sono stati erogati contributi a ‘babbo morto’ a enti di formazione professionale. Soldi che sono serviti per finanziare, in modo più o meno surrettizio, sindacato, patronati e apparati vari. Ora il governo regionale annuncia che, almeno in parte, continuerà a finanziare questi enti con i fondi europei. Solo che i fondi europei vanno – o andrebbero – erogati con bandi sulla base di precisi requisiti e non a ‘babbo morto’. Pena la revoca degli stessi fondi.

Forestazione – Nella manovra del governo viene confermata la scelta, già operata nel 2010, di trasferire interamente le spese per la prevenzione e la lotta agli incendi all’interno delle spese in conto capitale e di finanziare il relativo onere con le risorse del Par-Fas 2007-2013. Si tratta di soldi – per la precisione di 170 milioni di euro – che fanno parte del Fondo per le aree sottoutilizzate. Risorse che dovrebbero servire per la realizzazione di infrastrutture (strade, autostrade, porti e via continuando) e che il governo regionale, alla faccia dello sviluppo, vorrebbe utilizzare per pagare la sanità e adesso anche la forestazione, ovvero gli operai della forestale. A parte l’aberrante scelta di utilizzare le risorse per gli investimenti in spese correnti, ci sarebbe un ‘piccolo’ problema: questi soldi ancora non ci sono. Tra l’altro, il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e il ministro delle Regioni, Raffaele Fitto, ‘gradirebbero’ che questi fondi venissero impiegati per investimenti e non per pagare precari e forestali.

Per completezza d’informazione, lo stesso Tremonti e lo stesso Fitto, che si preoccupano di impedire al Sud di ‘bruciare’ risorse da destinare agli investimenti in spese correnti, sono gli stessi ministri che hanno erogato al Comune di Palermo di Diego Cammarata 270 milioni di euro, più altri 10 milioni di euro in arrivo, per pagare i precari delle varie società collegate allo stesso Comune…


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