Le mosche cocchiere di Renzi - Live Sicilia

Le mosche cocchiere di Renzi

Il corsivo. C'erano una volta i centristi. E adesso...

Deve essere la sindrome della mosca cocchiera, ovvero dell’irrilevanza che si reputa grande. A petto in fuori, Angelino Alfano tuona, a proposito dei venti di scissione (?) del suo infinitesimale Ncd: “Siamo qui e dall’inizio di questa avventura, alla Camera e al Senato e siamo determinanti per il governo. C’è chi vuole andare con Berlusconi, chi vuol andare con Renzi, chi vuol andare con Salvini, noi andiamo avanti. L’economia ricomincia a dare segnali di ripresa, gli indicatori di fiducia crescono: si deve alla nostra scelta coraggiosa che rivendichiamo con fierezza”.

Rieccolo, in salsa centrista, il famoso apologo della mosca che si vantava di avere condotto al traguardo – da sola e col suo semplice svolazzare – una carrozza trainata da possenti cavalli: “Finalmente dalli e dalli, la carrozza giunse al termine della salita. Sul tetto del carrozzone la mosca trionfava: ‘Nemmeno grazie mi dicono. Dopo tutto ciò che ho fatto'”.

Deve essere la vanagloria del nulla politico, convinto della propria essenzialità. Ed è solo teatro, ostensione di nobili paramenti in omaggio alla pagnotta. Sotto l’insegna scintillante della Grande Tradizione Moderata, un gruppuscolo di anime purganti si appresta a transitare tra le braccia del potere momentaneamente rappresentato da Matteo Renzi, per mettere al sicuro rendite e avvenire. Se domani il conducente sarà un altro, le mosche cocchiere ronzeranno altrove. Ci sono i sondaggi che danno i centristi a percentuali quasi da prefisso telefonico? Pinzillacchere. Ci sono parlamentari ‘ribelli’ che non vogliono mandare giù i diktat padronali del Pd sulle riforme e sulle unioni civili e che saranno comunque pronti alla resa, quando verrà aggiunto un posto a tavola anche per loro? Quisquilie.

Angelino non si ferma. Angelino incalza. Alla bisogna, si rispolvera un vecchio arnese retorico, nientemeno che il ponte sullo Stretto. Eppure, la realtà è di facilissima lettura etologica: da delfini di Silvio a moscerini nelle mani di Matteo, il nuovo padrone del cocchio.

 


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