Sanità, semaforo rosso | per le tre più grandi Asp - Live Sicilia

Sanità, semaforo rosso | per le tre più grandi Asp

Presentato in Commissione salute all'Ars il "report" degli esperti nominati dal presidente Digiacomo. Bocciate sonoramente le Aziende di Palermo, Catania, Messina ed Enna. Isole felici quelle di Ragusa e Caltanissetta. Intanto, salta fuori anche l'elenco dei debiti da ripianare col ddl salvaimprese. Solo l'Asp dello Stretto deve ai creditori 100 milioni.

PALERMO – Una fotografia impietosa. Con qualche luce in un contesto assai buio. Le Asp siciliane, negli ultimi tre anni, hanno creato più disagi che soluzioni. E hanno accumulato debiti che, nel caso di Messina, sfora addirittura i cento milioni di euro.

I dati saltano fuori nelle stesse ore, a Palazzo dei Normanni, ma in due distinti momenti. In tarda mattinata, infatti, il presidente della Commissione Sanità Pippo Digiacomo annuncia la presentazione del report sulle Asp siciliane, preparato dai consulenti esterni da lui nominati un paio di settimane fa. Nel pomeriggio, invece, in Commissione bilancio ecco spuntare, durante la discussione del cosiddetto ddl “salvaimprese” l’elenco dei debiti delle Aziende sanitarie siciliane nei confronti dei fornitori. Debiti che la Regione si sta impegnando a ripianare con uno stanziamento di oltre 600 milioni di euro.

Ma prima dei soldi, la salute. E così si scopre, ad esempio, che le Asp più grandi sono tra le peggiori dell’Isola. Quelle di Palermo, Catania e Messina. I consulenti (si tratta di universitari ed esperti, tutti a titolo gratuito: Salvatore Cincimino, Paolo Li Donni, Giuseppe Bruno, Gioacchino Clesi e Fjodor Giuseppe Bonaviri) hanno consegnato una valutazione che rimanda al “linguaggio” di un semaforo. Verde per chi ha centrato gli obiettivi (36, per le Asp) fissati dal Piano sanitarii, giallo per gli aspetti migliorabili, rosso per le bocciature. A dire il vero, la valutazione è, più che altro, una “auto-valutazione”. I dati, infatti, sono stati forniti dagli stessi commissari delle Asp. “Ma se qualcuno avesse dichiarato il falso – tuona in commissione il presidente Digiacomo – sa bene che ne risponderebbe dal punto di vista penale”.

Comunque, ad aver ottenuto il maggior numero di “rossi” è l’Asp di Enna. Che secondo i commissari non avrebbe centrato ben dieci dei 36 obiettivi. Quelli riguardanti la riduzione della mobilità, quella del tasso di ospedalizzazione, la diffusione delle “metodiche del parto indolore”, il miglioramento delle “reti cliniche” (quella di Enna è l’unica Asp bocciata su questo punto), il ricorso all’assistenza domiciliare integrata, l’assistenza ai malati affetti dal morbo di Alzheimer, l’attivazione di centri per i disturbi dei comportamenti alimentari, l’incremento dei controlli su alimenti e sostanze tossiche, l’attivazione dei percorsi di assistenza per i malati psichiatrici, infine lo sviluppo dei collegamenti telematici per gli esami diagnostici. A dire il vero, a Enna, su altri 13 punti i commissari hanno dato “disco giallo”, in tre casi non sono pervenuti i dati. Insomma, l’Asp di Enna avrebbe centrato solo undici obiettivi su 36. Lì, è meglio non ammalarsi.

“Ma la situazione peggiore – ha commentato il presidente della Commissione Sanità Pippo Digiacomo – è riscontrabile nelle Asp più grandi: quelle di Palermo, Catania e Messina”. E in effetti, l’Asp dello Stretto colleziona sette “semafori rossi”. In questo caso, le “tirate d’orecchie”, oltre a molti punti già contestati all’Asp di Enna, riguardano anche l’eccessivo ricorso ai parti cesarei e la scarsa qualità dell’assistenza a disabili e anziani.

Male anche Palermo. All’Asp del capoluogo (come anche a quelle di Agrigento e Trapani) viene contestato il ritardo nell’apertura dei Pta, ma anche (come a Messina, Catania e Trapani) la scarsa diffusione di defibrillatori in luoghi di grande afflusso. Bocciature anche per la prevenzione delle malattie e per la gestione dei parti cesarei: troppi, rispetto al resto d’Italia. A dire il vero, però, l’Asp di Palermo centra 27 obiettivi su 36. In fondo più “semafori verdi” dell’Asp di Catania, che però colleziona solo quattro “bocciature”. Si piazzano a “metà classifica” le Asp di Agrigento, Siracusa e Trapani.

Isole felici, invece, le Asp di Ragusa e Caltanissetta. L’Asp ragusana ad esempio è bocciata solo su un punto, quello riferibile alla “diffusione delle metodiche del parto indolore”. Per il resto, sono 32 su 36 gli obiettivi pienamente centrati. Ne ha centrati 30 su 36 invece l’Asp di Caltanissetta, che però non ha incassato nessun “semaforo rosso”.

Sono invece 20 (e non 36) i punti del Piano sanitarii che riguardano le aziende ospedaliere legate alle Asp. Sugli otto nosocomi presi in considerazione, a tre viene contestato l’eccessivo ricorso a parti cesarei: si tratta del “Papardo Piemonte di Messina”, del “Vittorio Emanuele di Caltanissetta” e del “Policlinico Giaccone” di Palermo. Bocciati per l’assenza della “Carte dei servizi”, invece, oltre al policlinico palermitano e all’ospedale nisseno anche il “Cannizzaro” e il “Garibaldi” di Catania. Solo a quest’ultimo, infine, arriva una bocciatura sul requisito dei “collegamenti telematici” per gli esami diagnostici.

Tutti semafori verdi invece sullo scottante tema delle “liste d’attesa”. Ma il presidente Digiacomo precisa: “La ‘promozione’ in questi casi non va letta come un plauso o la dichiarazione che tutto va bene o che le liste non esistano più. Il Piano sanitario, però, – aggiunge il deputato – chiedeva di limitare il fenomeno. Ed è stato fatto. Ma quelle liste sono ancora odiose e insopportabili”.

Ma oltre alla salute, come detto, i soldi. Perché oltre alle tante inefficenze messe in luce dal report consegnato dalla commissione di esperti, ecco saltare fuori anche la gestione economica quantomeno discutibile degli ultimi anni. Un elenco, richiesto a gran voce dai deputati regionali e consegnato oggi dal governo in commissione bilancio, infatti, dà notizia dei debiti delle Aziende sanitarie siciliane nei confronti dei fornitori. Asp per Asp.

E così si scopre che la più indebitata è quella di Messina, che deve qualcosa come 103 milioni di euro (debiti “certi” al 2012) ai creditori. Segue l’ospedale Civico di Palermo con 77 milioni di debiti e l’Asp di Catania con oltre 75 milioni di buco. Anche gli altri ospedali palermitani devono ripianare posizioni debitorie assai pesanti: oltre 39 milioni sia per l’ospedale “Villa Sofia-Cervello” che per il Policlinico (per intenderci, più della somma dei debiti delle Asp di Palermo e Trapani). Tra i più virtuosi, l’Istituto di ricerca Bonino Pulejo e l’Asp di Ragusa.

Per tutte, comunque, sta arrivando il “salvaimprese”. Un disegno di legge regionale frutto di un decreto nazionale che consente di ripianare i debiti della pubblica amministrazione siciliana nei confronti delle imprese. Dei 950 milioni di euro stanziati, oltre 600 milioni andranno proprio alle Asp per colmare il buco. Almeno la situazione economica, verrà sistemata. Per la salute, è ancora il caso di tenere gli occhi ben aperti.


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