Le parrocchie di Brancaccio e via Sciuti: diversamente, ma... poveri

Le parrocchie di Brancaccio e via Sciuti: diversamente, ma… poveri

Quartieri lontani. Ma poi si scopre ovunque la sofferenza

PALERMO- La povertà ha lo stesso morso per tutti, ma può essere crudele in forme differenti. A margine del rapporto Caritas, nella giornata mondiale del povero, le voci dicono non meno dei numeri. Prendiamo, per esempio, la parrocchia di San Michele Arcangelo, in via Sciuti. Siamo in una zona residenziale, apparentemente ricca. Eppure, non tutto è come appare.

Anziani e famiglie

“La Caritas parrocchiale – dice il parroco di San Michele, don Alerio Montalbano – si adopera ovviamente per tutti”. Ma si osservano situazioni nuove. “Negli ultimi tempi – spiega don Alerio – sono venuti fuori famiglie o anziani del territorio con difficoltà economiche, vuoi per pensioni che non bastano a retribuire una o più badanti. Vuoi per figli o nipoti che non lavorano. Alcune difficoltà economiche si manifestano in famiglie separate che devono affrontare situazioni complesse”.

Quali? “Ci sono persone che lavorano, ma che non arrivano a fine mese. È, oltretutto, importante sapere che c’è, spesso, nei quartieri residenziali, una forma di povertà che non ha bisogno della spesa e che si chiama, solitudine, anzianità, sofferenza. Non è un caso che nel territorio parrocchiale sono presenti quindici case famiglie per anziani”. Fino a qualche anno fa – sembra di potere concludere – il bisogno in via Sciuti e dintorni chiamava in causa un’essenziale domanda di umanità, a cui si è unita, da qualche tempo, la difficile sopravvivenza materiale.

I ‘dimenticati’ di Brancaccio

Andiamo dalla parte opposta, non solo geograficamente, di Palermo. “Nell’ultimo anno c’è stato un vertiginoso aumento di richieste concrete d’aiuto – dice don Maurizio Francoforte (nella foto), parroco di San Gaetano, a Brancaccio -. C’è una miseria cronica, per cui la gente, che si sente dimenticata, non nutre più speranze e non cerca più prospettive. Ci sono famiglie con grossissime difficoltà, anche per abitare. Consideriamo che, nel quartiere, l’affitto di una catapecchia non costa meno di trecento euro”.

“La gente si arrangia come può – spiega don Maurizio –. C’è chi prova a lavorare onestamente, c’è chi sceglie la strada sbagliata dello spaccio. Molti, qui, non hanno quasi di che mangiare e mettono in tavola le verdure raccolte nei campi. Le bollette sono un colpo terribile. In parrocchia abbiamo novemila euro di utenze da pagare all’anno. Come si fa ad andare avanti in queste condizioni?”.


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