PALERMO – Il “161” è il numero che in questi giorni è più sulla bocca di medici, infermieri, addetti alle ambulanze. E rischia di gettare nel caos ospedali e servizi di emergenza. A quel numero infatti corrisponde una legge del 2014 che ha abrogato due precedenti norme italiane che avevano previsto una deroga alle direttive comunitarie in tema di orari di lavoro e riposi del personale sanitario. Adesso, però, appunto, gli ospedali dovranno arrangiarsi.
Nel 2014, a seguito di una procedura di infrazione europea nei confronti del nostro Paese, infatti, il Governo Renzi ha deciso di riallineare l’Italia al resto d’Europa. Fissando come data ultima per questo adeguamento quella del 25 novembre 2015. Ma le ricadute pratiche rischiano di essere molto pesanti. Anche perché nel frattempo le Regione, Sicilia compresa, non ha adeguato gli organici a quella norma. Una norma che prevede, ad esempio, i vincoli inderogabili delle 48 ore settimanali (incluse le ore di straordinario) e delle 11 ore di riposo obbligatorio tra un turno di lavoro e l’altro. Ritmi che non consentono più di fare ricorso al personale ospedaliero per sopperire alla carenza di medici ed infermieri “dedicati” al 118.
“Il Servizio Emergenza del 118 – fa sapere così il sindacato dei medici ospedalieri Cimo – è in pieno caos organizzativo. Da oggi saranno possibili, anzi probabili, disservizi e buchi nella rete dell’emergenza. Con l’entrata in vigore della direttiva europea che regolamenta l’orario di lavoro di medici e infermieri ospedalieri, questi non potranno più effettuare prestazioni aggiuntive per il 118, come avvenuto finora. Al momento – aggiunge il sindacato – l’assessorato regionale alla Sanità non ha trovato soluzioni efficaci al problema e nel corso di un recentissimo confronto con i responsabili del 118 siciliano ha espresso, per bocca di un suo funzionario, la sintesi della politica regionale con un lapidario e disarmante ‘arrangiatevi’”.
Così, rischiano di restare vuote le postazioni dell’emergenza con medico anestesista-rianimatore, mentre nelle Isole minori il servizio con turni di 72 ore “verrà assicurato – la denuncia del sindacato – con prestazioni al limite della legalità. Inevitabilmente oggi si rischia la paralisi organizzativa di servizi assistenziali essenziali negli ospedali italiani”.