"L'esercito della droga" dei Nizza: inchiesta chiusa, 102 indagati - Live Sicilia

“L’esercito della droga” dei Nizza: inchiesta chiusa, 102 indagati

Già notificato l'avviso conclusione delle indagini preliminari. NOMI
IL BLITZ DEI CARABINIERI
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CATANIA – Nell’era Covid gli interrogatori di garanzia si svolgono in ‘video-conferenza’. Con una media di 20 indagati al giorno, la gip Simona Ragazzi sta ascoltando – tra silenzi, dichiarazioni spontanee e risposte – gli indagati dell’inchiesta “Skaderberg” scattata all’alba dello scorso lunedì. Azzerate 12 piazze di spaccio tra Trappeto sud e San Giovanni Galermo precisamente nelle vie Capo Passero (civico 12, 33, 20, 105,113, 129, 169, 81, 73), Egadi (civico 14 e 18), Pantelleria (civico 15 e 23) e Ustica (civico 21).

Le squadre di spaccio

Le squadre di spacciatori organizzate “in modo” autonomo avrebbero avuto l’obbligo di rifornirsi da Michele Lorenzo Schillaci, ‘reggente’ fino a novembre 2019 del gruppo dei Nizza, inseriti nello scacchiere militare della famiglia Santatapaola – Ercolano. Gruppo che avrebbe quindi “resistito” alla cattura del latitante Andrea Nizza nel gennaio 2017. D’altronde Schillaci avrebbe avuto ‘l’incarico’ direttamente dall’uomo d’onore Daniele Nizza. Almeno così raccontano i pentiti. 

Uno dei pilastri delle indagini dei carabinieri sono i video che permettono di documentare – senza filtri – quello che accadeva h24 nelle piazze di spaccio della zona, che purtroppo è stata trasformata in una delle roccaforti più redditizie del traffico di sostanze stupefacenti.

I verbali dei pentiti

A riscontro delle intercettazioni e anche di input investigativo le dichiarazioni di molti collaboratori di giustizia, alcuni ex soldati e gregari del gruppo Nizza. Come Angelo Bombace che nel 2016 spiega “che le piazze di spaccio di San giovanni Galermo sono organizzate con un sistema di vedette che non fanno capo a una singola piazza ma sono a disposizione di tutte le piazze e le vedette sono vengono compensate con i proventi di tutte le piazze. Le vedette sono sparse nei terrazzi, nelle campagne e sulle strade”.

Tra il 2014 e 2015 parla invece Davide Seminara, il braccio destro di Andrea Nizza. È lui il pentito che fa ritrovare il maxi arsenale da guerra nel 2014. Il collaboratore di giustizia parla di alcuni indagati che avrebbero avuto il ruolo di “capi-piazza”, come “Pinuccio Sapuppo” prima coi Mirabile e poi con i Nizza. Oppure “Alessandro Di Pasquale”, fratello di Giorgio Armani (ucciso nel 2004, ndr).

Alcuni particolari più recenti arrivano da Silvio Corra, cognato di Angelo Santapaola, ammazzato in un macello nelle campagne del calatino nel 2007. Il pentito fornisce un’indicazione precisa sui prezzi imposti ai capi-piazza. “Acquistiamo la cocaina a 38 mila euro al chilo e la vendiamo a 60 mila euro, acquistiamo lo skunk a 7/8 mila euro al chilo e lo rivendiamo a 12 mila euro”. Poi Corra inizia a fare nomi e cognomi: “I fratelli (Maurizio e Andrea) Calabretta si occupano sostanzialmente della gestione della piazza di spaccio di famiglia”. E ancora: “Biagio Sapuppo (detto Pinuccio) si occupa sostanzialmente della gestione della piazza di spaccio di famiglia unitamente a suo cognato, che è transessuale”. 

Inchiesta chiusa: 102 indagati

L’inchiesta è già chiusa nella sua fase di indagini preliminari. L’avviso è stato già notificato agli indagati che in totale sono 102. Un vero esercito di ‘signori’ della droga. Ecco i nomi: Concetto Aiello, Cirino Nicola Allegra, Giuseppe Barbagallo, Vincenzo Barbagallo, Christina Barbato, Giuseppe Emanuele Belgiorno, Salvatore Bellanti, Letizia Bellia, Giuseppe Biazzo, Simone Biazzo, Simone Billa, Antonino Bonaceto, Andrea Calabretta, Mario Maurizio Calabretta, Antonio Calì, Gianluca Calì, Orazio Castagna, Domenico Caudullo, Salvatore Celano, Herman Cipriano, Concetto Renato Consoli, Orazio Salvatore Coppola, Orazio Danubio, Antonino De Luca, Damiano De Luca, Luciano Di Benedetto, Simone Di Mauro, Alessandro Di Pasquale, Dario Di Pasquale, Francesco Di Pasquale, Giuseppe Benedetto Simone Fichera, Francesco Finocchiaro, Nicola Franceschini, Antonino Silvestro Franceschino, Fabio Furnari, Gabriele Furnari, Filippo Gennaro, Simone Giudice, Giovanni Grasso, Ignazio Grasso, Lucia Greco, Eugenio Guerrera, Marianna Ierna, Alessandro Ilardo, Giuseppe Ilardo, Salvatore La China, Giovanni Michele Lanzafame, Natale Lanzafame, Antonio Andrea La Piana, Vincenzo La Piana, Carlo Giovanni La Rosa, Marco Lentini, Antonino Longo, Carmelo Maiuri, Raffaele Ferdinando Maiuri, Vanessa Sheila Maiuri, Antonio Marcanzò, Salvatore Marcanzò, Eugenio Marchese, Giuseppe Masci, Pietro Masci, Felice Masotta, Eugenio Minnella, Giuseppe Mirabella, Alessandro Musumeci, Salvatore Musumeci, Concetto Nuciforo, Emmanuel Nuccio, Fabio Patti, Giovanni Platania, Massimiliano Previte, Carmelo Privitera, Ignazio Privitera, Maurizio Privitera, Stefano Privitera, Giuseppe Santo Raineri, Graziella Raineri, Pietro Alessio Raineri, Giuseppe Paolo Rapisarda, Nazzareno Rapisarda, Pietro Rapisarda, Giuseppe Rivoli, Christian Russo, Antonino Sanfilippo, Giuseppe Sapuppo, Santo Sapuppo, Carmelo Scalia, Giuseppe Scalia, Lorenzo Michele Schillaci, Carmelo Spampinato, Giambattista Spampinato, Ignazio Christian Speranza, Oreste Squillaci, Natale Strano, Alessandro Tomaselli, Antonino Trovato, Francesco Tudisco, Maurizio Vaccalluzzo, Dario Valastro, Alessandro Vecchio, Domenico Vinciguerra, Samuele Zuccaro. 

La posizione di Marco Battaglia

Tra gli oltre 100 nominativi manca quello di Marco Battaglia, che è stato arrestato in concomitanza del blitz ma è stato raggiunto da una misura diversa cautelare emessa dal gip Loredana Pezzino. Le accuse si fondano su un complesso apparato probatorio che è stato alimentato dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che hanno ‘reso’ attuale – secondo la valutazione del gip – l’applicazione della detenzione in carcere. Battaglia, ritenuto uno dei trafficanti di droga di via Capo Passero più ‘potenti’ e con collegamenti con la cellula di Cosa nostra di Picanello, torna in carcere dopo un periodo di libertà. Arrestato dopo una condanna a 30 anni per droga, era poi finito ai domiciliari per motivi di salute. La misura cautelare era divenuta inefficace dalla Corte d’Appello quando i giudici di secondo grado riformando la sentenza e riducendo la pena a sei anni avevano escluso il reato associativo per droga. Battaglia, inoltre, sta affrontando il processo ordinario di primo grado scaturito dall’inchiesta Orfeo che ha azzerato il gruppo santapaoliano di Picanello. Nelle prossime udienze è previsto l’esame del pentito Silvio Corra. 

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