L'eterno limbo dei centristi siciliani - Live Sicilia

L’eterno limbo dei centristi siciliani

Udc al governo, Ncd all'opposizione. Il progetto romano di Area popolare nell'Isola semplicemente non esiste. Alle prossime amministrative potrebbero partire i primi esperimenti, aspettando tempi migliori

 PALERMO – “La bocciatura in aula della riforma delle Province è un fatto politico grave che ha cause ben precise”. Principiava così la nota dell’Udc dopo la riunione di gruppo di ieri. Già perché da queste parti, l’Udc c’è, e ha un suo gruppo e persino due assessori in giunta. A Roma il gruppo dell’Udc non lo si trova più. Lì è stata battezzata nei mesi scorsi Area Popolare, creatura da laboratorio che ha fiondato in un’unica brodaglia casiniani, alfaniani e qualche risulta postdemocristiana della fugace esperienza politica di Scelta Civica. Tutti stabilmente ancorati alle poltrone del governo di Matteo Renzi. Ma Area Popolare fuori da Roma è ancora poco più di un’idea. E in Sicilia neanche quella. Già, perché il patto tra Udc e Ncd nell’Isola non ha prodotto conseguenze. I due partiti restano divisi all’Ars, con i casiniani di Gianpiero D’Alia al governo, e gli alfaniani all’opposizione.

Altro che Area popolare, nemmeno il perimetro si intravede al di qua dello Stretto. L’Udc resta al governo, anche se con qualche mal di pancia e frequenti battibecchi con Crocetta, denunciando da tempo i limiti di una maggioranza che non c’è. Ncd si muove da forza d’opposizione e, tanto per fare un esempio, fino a oggi ha attaccato il governo Crocetta con una nota di Nino D’Asero che accusava la giunta di ritardi e omissioni nell’ambito dell’agricoltura. Solo pochi fa Francesco Cascio ha usato espressioni durissime a proposito di Crocetta che ha annunciato querela. Insomma, alla Regione per il momento le distanze restano. Domani chissà. Tempo addietro D’Alia aveva spinto per un ingresso in maggioranza di Ncd, non se ne fece nulla. Le fibrillazioni interne al Pd potrebbero spingere in un futuro prossimo Crocetta a ripensarci. E oggi il presidente della Regione in un’intervista a La Sicilia ha parlato espressamente di un possibile “patto per le riforme” con le opposizioni.

Intanto, sui territori quel che resta dei centristi continua ad andare in ordine sparso. Anche se in vista delle amministrative si tenta qualche esperimento. A Marsala, ad esempio, l’area centrista potrebbe puntare su un candidato alternativo al Pd, Massimo Grillo. Diverso il copione ad Agrigento, dove l’Udc schiera Lillo Firetto, con una candidatura che si presenta come civica e contrapposta al pastrocchio della coalizione dello scandalo che ha risucchiato il Pd in un pasticcio ancora senza soluzione dopo il gran rifiuto di Angelo Capodicasa. “Non ci siamo messi nel circuito delle primarie fasulle del centrosinistra perché pensiamo che in politica conti la chiarezza”, commenta il leader del partito siciliano Gianpiero D’Alia. E adesso, dopo la debacle, i democratici potrebbero confluire alla fine proprio sul nome del candidato dell’Udc.

L’impressione, tra le parti dei centristi, è che qualcosa di più sul futuro di Alleanza popolare si potrà capire solo dopo le regionali di maggio, in cui Udc e Ncd si aspettano di registrare il tracollo di Forza Italia e l’apertura dei giochi per la ricostruzione del centrodestra. Per il momento si attende. E in Sicilia lo si fa da separati in casa.

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