Li chiamavano onorevoli - Live Sicilia

Li chiamavano onorevoli

Su "S" in edicola da ieri
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Rudy Maira, Salvatore Cardinale e Vincenzo Lo Giudice a Caltanissetta, Michele Cimino ad Agrigento, Franco Mineo a Palermo e Riccardo Savona a Trapani. Nell’ultimo mese sono saliti a diciassette su novanta i parlamentari regionali siciliani con inchieste giudiziarie in corso o condannati in primo grado per reati amministrativi. Numeri allarmanti che riportano d’attualità la questione morale nella politica siciliana e a cui “S”, in edicola da oggi, dedica il servizio di copertina. Nell’inchiesta a firma di Riccardo Lo Verso, Miriam Di Peri e Andrea Tuttoilmondo vengono passate in rassegna le posizioni giuridiche degli onorevoli chiamati a Sala d’Ercole per rappresentare il popolo siciliano.

Ne viene fuori un quadro desolante che, nonostante sia ancora lontano dal record di inquisiti negli anni della prima repubblica (si arrivò anche a 46 deputati sott’inchiesta su 90), ripropone fortemente il tema dell’onorabilità degli onorevoli. Un tema sul quale recentemente anche il presidente della Commissione parlamentare Antimafia Giuseppe Pisanu ha posto l’attenzione dichiarando che “le liste alle ultime elezioni erano zeppe di gente indegna”.

Nell’Isola, dunque, la situazione è tutt’altro che lontana dal quadro nazionale.
E alle ultime inchieste che hanno visto protagonisti i vari Maira, Cardinale e Lo Giudice, o Mineo e Savona, si aggiungono gli onorevoli Cristaudo e Fagone, coinvolti nell’inchiesta a carico del governatore Lombardo, Totò Cascio e Giuseppe Federico tirati in ballo in un’indagine su voto di scambio nelle elezioni regionali del 2006. Ma c’è anche chi, come Salvino Caputo, è uscito indenne da una sentenza di primo e secondo grado. Su S, in edicola da ieri, l’analisi caso per caso.


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