Licenziamenti alla Tmi facility di Carini, proclamato lo sciopero - Live Sicilia

Licenziamenti alla Tmi facility di Carini, proclamato lo sciopero

Il segretario della Flc Cgil Fabio Maggio: l'azienda sta pagando gli stipendi di dicembre in 4 rate
LA VERTENZA
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PALERMO – Sciopero dei lavoratori Tmi facility srl di Villagrazia di Carini, che si occupa di impiantistica, manutenzione e installazione per Tim attraverso un contratto di subfornitura con l’azienda Medinok. I 40 lavoratori incrociano le braccia per un’ora al giorno a fine turno, già dal 7 marzo. La decisione dopo licenziamento di 2 lavoratori, la settimana scorsa. Ma lo stato di agitazione, indetto da Slc Cgil e Fistel Cisl risale al 28 dicembre ed è motivato dalla “conclamata crisi finanziaria in cui versa la società”.

La protesta è diventata poi sciopero e i lavoratori, tutti operai specializzati, si astengono anche da straordinari, trasferte e reperibilità. “L’azienda non ha pagato lo stipendio di dicembre e lo sta erogando in quattro rate, l’ultima sarà saldata a maggio – spiega il segretario generale Slc Cgil Palermo Fabio Maggio – Inoltre, ha dato formale disdetta dell’accordo di secondo livello, impoverendo ulteriormente i salari dei propri dipendenti. E in ultimo, ha licenziato due lavoratori per motivi disciplinari, comminando una pena a nostro avviso eccessiva, per cui ci rivarremo in sede legale. L’azienda, in maniera pretestuosa, sta iniziando in questo modo a ridurre gli organici”.

La Tmi facility ha motivato i suoi atti con “la rilevante contrazione del fatturato e del mancato versamento da parte dei committenti dei corrispettivi economici dovuti nel corso del 2023 e sostenuti per intero dall’azienda”. “Come tutte le imprese che lavorano prevalentemente per l’indotto di Tim, anche la Tmi facility sta subendo continui tagli sui contratti di servizio, figli della crisi del settore di questa grande azienda in particolare – aggiunge Maggio – Riteniamo che la strada corretta per fronteggiare e superare i momenti di difficoltà non sia certamente quella di operare tagli ai diritti e ai salari. Accanirsi non pagando o dilazionando gli stipendi non è secondo noi il modo corretto per uscire dalla crisi”.


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