Lidia Tilotta, dalla Rai alle Europee: "In campo col Pd per cambiare tutto"

Lidia Tilotta, dalla Rai alle Europee: “In campo col Pd per cambiare tutto”

La proposta di Schlein, gli scioperi e il caso Chinnici
INTEVISTE CON I CANDIDATI
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Lidia Tilotta, giornalista Rai, nella lista siciliana del Pd alle prossime elezioni europee: perché si candida?
“Ho accettato la proposta del Partito Democratico e della segretaria Elly Schlein, dopo averci pensato a lungo e dopo avere riflettuto sul mio impegno professionale”.

Dunque?
“Da anni sono immersa nel territorio. Ho incontrato studenti, donne, uomini, giovani e meno giovani, migliaia di persone. E ho visto che, anche nelle piccole realtà, in tantissimi si organizzano per creare un orizzonte di speranza e di cambiamento. Non si può guardare e basta”.

Cosa bisogna cambiare?
“Non mi riferisco soltanto a drammatiche questioni materiali di assenza concreta di diritti essenziali: il diritto per tutti a vivere una vita degna di questo nome, il diritto all’istruzione e alla sanità per tutti, il diritto a un lavoro sicuro e con salari adeguati. C’è il bisogno di una svolta morale, è necessario ripensare profondamente il senso dell’agire politico. E per farlo serve mettere in rete tutto ciò che di bello e sano c’è nel nostro territorio.”

Lei è una giornalista del servizio pubblico che è di tutti, candidarsi significa scegliere una parte…
“Sì, come dicevo, ci ho riflettuto a fondo, anche per rispetto nei confronti dell’azienda e del mio ruolo. Ma le mie scelte politiche non hanno mai influito nella mia professione. Sono stata dirigente della FGCI a sedici anni, il mio percorso è chiaro e, quando mi sono presentata ai miei interlocutori, ad esempio da cronista parlamentare, ho sempre messo le carte in tavola: le mie idee personali sono un’altra cosa. Ma sa quale era il fatto curioso?”.

Quale?
“Alla fine erano loro che volevano parlare di politica con me”.

Quale è il suo giudizio sulle polemiche in Rai, dal caso Scurati allo sciopero? C’è davvero un clima di repressione?
“La mia posizione coincide con quella dell’Usigrai, il mio sindacato, che ha indetto l’agitazione con un gesto netto e trasparente. Il faro resta sempre la nostra attualissima Costituzione che è un presidio inalienabile dei diritti”.

Si presenta nel Pd, un partito che, alle ultime regionali, ha candidato Caterina Chinnici, oggi esponente di Forza Italia, in lizza, come lei, per le Europee. Le ultime scelte dei democratici siciliani non sono apparse fortunate, per così dire…
“La proposta di candidatura, da indipendente, che è stata fatta a me come a tanti altri, a partire da Cecilia Strada, Marco Tarquinio, Lucia Annunziata, dimostra che si vuole cogliere l’opportunità dell’apertura a mondi ed esperienze diversi”.

Non crede che il Pd, ricorrendo a personalità esterne, dia l’idea di non possedere risorse proprie?
“Assolutamente no. Parliamo di un approccio politico diverso, voluto innanzitutto da Elly Schlein, e che vuole recuperare un rapporto con tutte le reti e le energie che operano nel territorio”.

Ma cosa pensa del caso Chinnici, con il transito da sinistra a destra?
“Non entro nel merito, dico soltanto che se manteniamo un’idea della politica senza valori e ideali chiari non possiamo stupirci dei cambi di casacca e di tutto il resto”.

Lei conosce molto bene Pietro Bartolo, che si candida pure lui nel Pd, avete scritto un libro insieme. Vi muoverete in coppia, visto che si possono dare fino a tre preferenze?
“Stimo moltissimo Pietro e lui stima moltissimo me. Ma tutti i candidati della lista siamo impegnati in una battaglia comune. E il primo passo sarà convincere le persone a votare. Oggi più che mai ciò che si decide a Bruxelles e Strasburgo riguarda la vita di tutti noi. Qualche giorno fa è stata votata la direttiva che regolamenta il lavoro dei rider. L’Italia dovrà applicarla entro due anni. Parliamo, soltanto in Sicilia, di migliaia di lavoratori bistrattati. Per non parlare delle politiche che incidono sul lavoro dei nostri agricoltori, pescatori e via dicendo”.

Tutto passa per l’Europa?
“Tutto passa per l’Europa e dobbiamo decidere quale Sicilia vogliamo costruire e come deve starci in Europa e nel Mediterraneo. Se posso fare un ultimo esempio, prendiamo la questione siccità. Continuiamo a ragionare in termini di contingenza ed emergenza. Non va bene. Serve pensare a come affrontiamo nel lungo periodo una carenza di risorse idriche che potrà solo peggiorare. Serve mettere in campo nuova progettualità pensando anche a cosa ci offrono le nuove tecnologie. Questo intendo quando parlo di visione”.


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