Interruzione di gravidanza, l'imbarazzante G7 dei piccoli leader

L’imbarazzante G7 dei piccoli leader

Le polemiche sorte attorno all'interruzione di gravidanza

È estremamente difficile conciliare l’aspetto ideologico e politico con trent’anni di esperienza al servizio delle donne come ginecologo. Tuttavia, molte donne mi hanno chiesto il mio parere sull’interruzione di gravidanza, erroneamente chiamata aborto, e su ciò che sta accadendo al G7 riguardo a questo delicatissimo tema. Non voglio sottrarmi a una riflessione, cercando di mantenere una sana neutralità.

No a battaglie ideologiche

L’interruzione di gravidanza è un diritto sancito dalla legge in Italia da quasi cinquant’anni. Trasformare la questione in una battaglia politica e ideologica dimostra quanto la politica abbia poco di nuovo da offrire. Su temi che scatenano la sofferenza interiore di tantissime donne, bisognerebbe lasciare a loro, e non agli uomini, il diritto di discuterne.

Rispetto per le donne

Provo imbarazzo nel sentire giudizi morali ed etici, ideologizzati da entrambe le parti. Nella mia esperienza, in giro per il mondo, ho raccolto racconti di migliaia di donne, di religioni e culture diverse, sia di quelle che hanno scelto di interrompere la gravidanza, sia di quelle che hanno deciso di portarla avanti. Sono tutte uguali, a prescindere dalle loro religioni o etnie. Hanno tutte condotto una vita dignitosa e ammirevole. Sono tutte coraggiose e da rispettare; sono loro che vivono e affrontano i sacrifici e le difficoltà.

No a strumentalizzazioni

Chiunque cerchi di strumentalizzare la sofferenza e le emozioni delle donne è riprovevole. La politica che utilizza questi argomenti per ottenere consenso o attrarre attenzione rappresenta la peggiore forma di politica. L’esempio che emerge in questi giorni dal G7 dimostra che troppo spesso coloro che dovrebbero essere i leader mondiali, utilizzando argomenti delicatissimi in modo improprio, si rivelano personaggi piccoli come microbi.

A tutte le donne va dato il rispetto e la gratitudine di tutti, perché è sul loro corpo che ricadono le loro scelte. Nessuno ha il diritto di usare queste scelte per trasformarle in battaglie ideologiche di impronta medievale.


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