L'incendio nella Valle dell'Anapo |Cento ettari andati in fumo - Live Sicilia

L’incendio nella Valle dell’Anapo |Cento ettari andati in fumo

Bruciate le rare orchidee bianche. Il sindaco di Sortino: "Tutto questo si poteva evitare".

SIRACUSA – Fa la conta dei danni il sindaco di Sortino, Vincenzo Parlato, presidente dell’Unione dei Comuni dalla Valle degli Iblei, dopo il disastro di quattro giorni d’incendio che hanno colpito uno dei luoghi siciliani più suggestivi e densi di ricchezze paesaggistiche, naturali e archeologiche: la Valle dell’Anapo-Pantalica e torrente Cavagrande, riserva naturale orientata dal 1997, patrimonio Unesco dal 2005. Cento ettari di patrimonio boschivo tra i territori di Ferla, Cassaro, Sortino e Avola, tutti nel Siracusano, attraversati dai fiumi Anapo e Calcinara che scorrono attraverso i canyon che danno alla zona un aspetto ‘tolkieniano’: andati completamente in fumo. Tra le perdite, tre quarti delle specie di orchidee presenti in Italia, uno dei fiori all’occhiello del sito compresa la rarissima orchidea bianca: sparite, bruciate. Un disastro che sta talmente ferendo la popolazione locale che sui social network è un continuo richiedere ai sindaci il lutto cittadino. Un danno che per il sindaco Parlato ha responsabilità precise, che sta elencando nella denuncia (per adesso formalmente contro ignoti) che presenterà alla Procura della Repubblica. “Dopo quattro giorni di emergenza solo sabato si sono degnati di mandarci i canadair – dice – e di fatto abbiamo cercato di salvare l’ultimo brandello di natura che era rimasto in piedi”. In questo momento ci sono ancora focolai a Cavagrande, nel territorio di Avola. “Più di 100 ettari bruciati finora – prosegue il sindaco di Sortino -. Non è un problema di vigili del fuoco e operai della Forestale, che si sono fatti in quattro – spiega -, il problema è che la struttura particolare del sito avrebbe richiesto come unico soccorso quello dei mezzi aerei. Non avendo la Regione rinnovato la convenzione, gli unici canadair disponibili erano quelli della Protezione civile nazionale, con partenza Civitavecchia. Fino allo scorso anno avevamo i canadair che agivano qui in Sicilia, con base nei nostri aeroporti, avrebbero favorito un intervento molto più immediato”. Ma nel dossier che presenterà alla Procura c’è anche notizia di un Piano antincendio dell’azienda Foreste della Regione che è partito solo il 15 giugno: “Tutti questi incendi si potevano evitare – continua il sindaco Parlato -, bastava fare la strada tagliafuoco per tempo e iniziare a mettere i boschi in sicurezza. Come facevano gli operai a entrare dentro un canyon con i rovi alti più di due metri e le fiamme alte 12 metri? Bisognava pensarci prima, questi sono lavori che vanno fatti a febbraio”. Il ritardo è dovuto alla tardiva approvazione del bilancio regionale e, perciò, al mancato impegno delle somme. Tra le conseguenze: il 70 per cento dei mezzi era inefficace per l’assenza di manutenzione: freni rotti, manichette forate, perdite di gasolio, “scene da terzo mondo”, commenta il sindaco. I canadair della Protezione civile nazionale, partiti da Civitavecchia solo quattro giorni dopo l’inizio dell’incendio, sono pure stati dirottati altrove, dove il pericolo per le vite umane era prioritario rispetto alla macchia mediterranea. E così “un patrimonio boschivo irripetibile, curato in maniera meticolosa da 50 anni, è andato perduto”, ancora il sindaco Parlato. “Il 70 per cento delle specie di orchidee presenti in Italia – aggiunge usando ancora il presente – è nella Valle dell’Anapo: si è bruciato tutto”. Ora partirà l’azione legale e la richiesta dello stato di calamità: “I danni sono immani – spiega – non solo al patrimonio boschivo, ma anche alle aziende agricole: sono andato a fare visita a un anziano che ha un uliveto in territorio di Cassaro: gli si sono bruciate 7mila piante d’ulivo: mi ha detto ‘sindaco, anche se mi risarcite i danni io qui non ci metterò più piede perché la mia vita è finita oggi’”. In questo momento il fuoco non è del tutto spento. Focolai sono attivi soprattutto nella parte bassa della riserva, a Cavagrande (nel territorio di Avola). In alto, ossia Valle dell’Anapo e Pantalica, il rischio è la caduta di massi (con futuro rischio idrogeologico): senza le radici delle piante andate in fumo, i costoni franeranno alle prime piogge. Ma il timore è anche oggi: al solito turismo, s’è aggiunta la curiosità post-disastro e i Comuni stanno cercando di organizzare quanto possibile un percorso guidato per le visite di ciò che è rimasto: “Stiamo facendo sopralluoghi – ha concluso il sindaco – ma il problema ora è la caduta massi”.


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