MESSINA – Daniela D’Urso, moglie dell’ex parlamentare regionale e sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, finita ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta ‘Corsi d’Oro’, sulla formazione professionale, non andava arrestata. Lo ha stabilito il Riesame, che ha respinto l’appello del pubblico ministero contro la decisione del tribunale di Messina che disponeva la revoca della misura cautelare. Il tribunale della libertà ha anche accolto il ricorso del collegio di difesa di Daniela D’Urso contro l’arresto preventivo richiesto dalla Procura di Messina. La clamorosa decisione è arrivata nel pomeriggio di oggi. Daniela D’Urso era stata arrestata lo scorso 17 luglio, nell’ambito della clamorosa inchiesta sul Pianeta della “Formazione” in Sicilia. Il tribunale di Messina lo scorso 22 gennaio aveva disposto la scarcerazione di 7 indagati dell’inchiesta.
Invece, Melino Capone ed Elio Sauta dovranno tornare ai domiciliari. Il Tribunale del Riesame ha accolto l’appello del pubblico ministero contro il provvedimento di revoca della misura cautelare. I provvedimenti comunque non saranno immediatamente esecutivi, dal momento che i legali di entrambi avranno la possibilità di presentare ricorso in Cassazione contro la misura degli arresti domiciliari. Il Tribunale del Riesame ha anche parzialmente accolto le richieste del pubblico ministero nei confronti di altri indagati nell’ambito dell’inchiesta sui “Corsi d’Oro”: disposto infatti il divieto di dimora. Capone e Sauta sono ritenuti personaggi chiave nell’ambito della prima inchiesta sul Pianeta della Formazione, per essere stati a capo rispettivamente degli enti Ancol e Aram.