PALERMO – Ormai è scontro totale. Matteo Renzi e Angelino Alfano parlano da coniugi divorziati, con punte di veleno e stracci che volano. Con una per lui tutt’altro che inconsueta posa da spaccone, ieri il segretario del Pd ha canzonato il suo alleato di ferro di questi ultimi cinque anni dicendo che non è un problema suo o dell’Italia se Alfano avendo fatto il ministro di tutto non riesce a prendere il cinque per cento. Un’uscita offensiva secondo il ministro degli Esteri (con i cui voti in Parlamento Renzi s’è garantito tre anni a Palazzo Chigi), sempre più isolato e in difficoltà e di fronte al concreto rischio di estinzione politica se davvero Pd, Berlusconi e Grillo blinderanno l’accordo sulla nuova legge elettorale ammazza-partitini che prevede lo sbarramento al cinque per cento.
La navigazione a vista del partitino poltronista dell’ex delfino di Berlusconi attraversa la più dura delle burrasche. E i vecchi nemici gongolano. La prima del Giornale di oggi traboccava del compiacimento vendicativo dei berlusconiani più oltranzisti. “Alfano scaricato da tutti”, titola il quotidiano, con un perfido occhiello “Angelino caduto”. Il sommario sintetizza così il momentaccio di Alfano: “Renzi lo umilia, Parisi lo snobba. Il leader Ncd non conta più nulla”.
Angelino e i suoi sono pronti a dar battaglia, soprattutto al Senato, dove i numeri sono risicati, sperando nella sponda dei malpancisti del Pd, quei pezzi di minoranza che temono di ricevere da Renzi lo stesso trattamento riservato a Ncd. Dove il panico è palpabile. Il partito del salto della quaglia ha aperto gli occhi, scoprendo di essere stato usato con cinismo dall’ex premier. E dopo essersi barcamenati tra scandali e indagini, stavolta gli alfaniani rischiano davvero di schiantarsi contro un muro. Quello del consenso che per il partito del grande bluff è sempre rimasto un miraggio.