L'intervento di don Chiarenza: | "Pedofilo? Sono stato io l'abusato" - Live Sicilia

L’intervento di don Chiarenza: | “Pedofilo? Sono stato io l’abusato”

Dopo un lungo silenzio, la sua voce è tornata a farsi sentire ieri da La Strada dei Miracoli, trasmissione Mediaset in onda su Rete 4.

ACIREALE – “Sentire la parola pedofilo rivolta nei miei confronti mi fa schifo, mi fa ribrezzo, perché è qualcosa di innaturale, osceno”, si difende così don Carlo Chiarenza, prete acese condannato in primo grado dal tribunale ecclesiastico di Napoli per presunti abusi su minori e che di recente ha concelebrato in pubblico al fianco del vescovo Antonino Raspanti. Dopo un lungo silenzio, la sua voce è tornata a farsi sentire ieri da La Strada dei Miracoli, trasmissione Mediaset in onda su Rete 4. Si tratta di un’intervista esclusiva destinata a suscitare nuove polemiche dentro e fuori la diocesi di Acireale.

Don Carlo Chiarenza.

“Molto probabilmente sono stato io l’abusato, sono stato io lo strumentalizzato. Penso che molti dovrebbero chiedermi scusa, forse un giorno alcuni lo faranno”, ecco la verità di don Chiarenza. Un’uscita che smentirebbe il contenuto dell’audio registrato dalla presunta vittima Teo Pulvirenti, che all’epoca dei fatti era minorenne, e diffuso nel 2012 dal mensile “S” e dall’associazione La Caramella Buona, onlus che lotta contro la piaga della pedofilia. Intanto Roberto Mirabile, che da Reggio Emilia guida le attività dell’associazione che ha assistito Pulvirenti in tutte le fasi della vicenda, è saltato dalla sedia. “Il sacerdote poco dopo aver detto di essere schifato dalla pedofilia, perché legata ai bambini, aggiunge che Pulvirenti all’epoca dei fatti era già adolescente. Perché quella strana specificazione?”, solleva l’interrogativo Mirabile in una nota pubblicata nel sito della sua associazione. “Ieri sera è andata in onda la conferma di uno scandalo”, ha aggiunto.

Sotto il profilo canonico c’è che Chiarenza, essendo ricorso in appello, gode della sospensione della pena. Tuttavia su di lui graverebbe il provvedimento cautelare che gli vieta di celebrare pubblicamente il culto divino emesso dal vescovo Raspanti, lo stesso provvedimento rispetto al quale, in occasione della concelebrazione degli scorsi giorni, è stato derogato. Sul versante penale, invece, c’è il massimo riserbo in Procura a Catania sugli esiti dell’inchiesta.


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